Nato a Siniscola, in provincia di Nuoro, nel 1917 si era trasferito a Tivoli Terme nel 1960, quando il quartiere si chiamava ancora Bagni di Tivoli. In quegli anni iniziò ad insegnare nella scuola elementare di Pietralata da dove prese gli spunti per il romanzo.
A Tivoli è stato anche consigliere comunale.
Dalle 10 di questa mattina, mercoledì 1 aprile, e fino alle 17 sarà allestita la camera ardente allle Scuderie Estensi in piazza Garibaldi.
Il ricordo di Marco Vincenzi
“Oggi non è scomparso solo un grande pedagogista, un uomo di profondo impegno sociale ecivile, ma un vero maestro vita”. Con queste parole, Marco Vincenzi, presidente del gruppo PD alla Regione Lazio, ricorda la figura e di Albino Bernardini.
“Ho avuto l’onore di conoscerlo – continua Vincenzi e mi ha sempre colpito la sua profonda umanità, la sensibilità e l’attenzione per il mondo dell’infanzia e dell’istruzione. Nei suoi tanti libri, uno dei quali “Un anno a Pietralata”, ha saputo rappresentare l’esperienza umana e professionale dei suoi anni di insegnamento. E’ stato precursore dei cambiamenti positivi che investirono la scuola, in particolare elementare, negli anni del dopoguerra, ma intuì subito i limiti del processo di riforma denunciando con largo anticipo i rischi di un’eccessiva burocratizzazione a discapito della qualità e della funzione pedagogica dell’insegnamento, come poi è effettivamente accaduto. Un’attenzione, un impegno per la crescita sociale e civile della comunità, che ha contraddistinto anche la sua attività di consigliere comunale a Tivoli. Desidero esprimere ai suoi familiari – conclude l’ex sindaco – il più profondo cordoglio”.
Da Tiburno del 9 giugno 2004
Ha portato un nuovo verbo dell’insegnamento nelle borgate romane e tiburtine. Ha parlato agli oltre settecento ragazzi che ha avuto come alunni con la loro lingua. Ha fatto sentire le aule in cui erano non un mondo a parte ma una parte del mondo. Albino Bernardini, 87 anni magistralmente (è proprio il caso di dirlo…) portati, domenica 30 maggio ha ricevuto l’ennesimo riconoscimento al suo lavoro di insegnante iniziato nei duri anni del dopoguerra. Nel quartiere di Pietralata, in cui è ambientato il suo libro più famoso, “Un anno a Pietralata” (da cui fu tratto lo sceneggiato televisivo “Diario di un Maestro”) ha ricevuto un importante riconoscimento dal Comune di Roma.
C’erano, oltre a insegnanti ed alunni, il sindaco Veltroni, l’assessore alle Politiche Educative, Maria Coscia, il presidente del V Municipio, Ivano Caradonna.
“E’ stato uno dei giorni più belli della mia vita – racconta Albino – E dire che quando ho iniziato ad insegnare non sapevo niente, non pensavo che avrei compiuto un simile percorso”.
Albino nasce a Siniscola in provincia di Nuoro. Richiamato durante l’ultimo conflitto, partecipa alle campagne di Albania, Grecia e Jugoslavia. Conseguito il diploma magistrale (“per fortuna non mi sono mai laureato, altrimenti chissà che fine avrei fatto”, dice) dal 1945 si dedica interamente alla scuola elementare. Nel 1950 viene anche arrestato per quattro mesi per aver partecipato a degli scioperi, milita attivamente nel Partito Comunista Italiano.
Nel 1960 lascia la sua terra e si trasferisce a Tivoli dove ha inizio un nuovo capitolo della sua vita. Infatti entra a far parte del MCE (Movimento di Cooperazione Educativa) dove, tra gli altri, conosce e diventa amico del poeta-scrittore per bambini Gianni Rodari.
Insegna a Pietralata poi per tre anni a Villa Adriana e ancora a Bagni di Tivoli, dove attualmente risiede, fino al 1978 quando va in pensione. Nel 1968 viene pubblicato “Un anno a Pietralata”, il suo primo libro, dal quale verrà tratto il film “Diario di un Maestro”. Da quel momento in poi non farà altro che sfornare un libro dietro l’altro, per la maggior parte favole e racconti per bambini.
“Quei ragazzi delle borgate – ricorda sorridendo – mi fecero diventare matto, avevano il diavolo in corpo, la sera tornavo a casa distrutto. Ma ho avuto tante soddisfazioni: molti di loro si ricordano ancora di me e mi vengono a trovare, ho ricevuto più di 15.000 lettere dai bambini di tutta Italia, e oltre a centinaia di scuole in tutte le regioni della penisola, ho visitato anche scuole all’estero: Stati Uniti, ex Unione Sovietica, Svizzera, Polonia… ricevendo decine di premi e riconoscimenti”.
E’ l’inventore della trovata didattico-educativa delle “storie senza finale”: racconti e favole che non vengono appositamente conclusi, per dare modo ai piccoli lettori dì inventarsi un finale tutto loro. Ha collaborato con vari quotidiani.
E’ vedovo, sua moglie Vincenza lo ha lasciato sul finire del 1996. Ha tre figli e sette nipotini che vivono non lontano da Bagni di Tivoli.
Scrisse Gianni Rodari nella prefazione al libro “Un anno a Pietralata”: “È la storia del contrasto, violento, tra il candore di un maestro e la malizia in cui si muoveva, alla quale non si arrese”.
Fabrizio Lodi