Camillo Bona, i miei vent’anni d’haute couture

Quando ha capito di avere le carte vincenti per diventare una firma nel mondo dell’alta moda?

Durante la mia prima sfilata nel 1980, al termine del primo anno in Accademia. Ricordo che mi proposero di far sfilare i miei abiti presso l’Hotel Excelsior di Roma, dunque di fronte a un pubblico che non era quello della periferia. Ho capito che era andata magnificamente quando mi comunicarono che una donna in sala aveva comprato un capo della mia collezione. Non era da tutti ed io ero davvero soddisfatto, è stata una grande emozione.

 

Hanno indossato le sue creazioni dive come la Lollobrigida e la Ekberg. Cosa ha significato vestire questi grandi nomi del cinema?

È stata un’esperienza importante e soprattutto una forte soddisfazione, perché mi relazionavo con personaggi dello spettacolo di alto livello, io che appartenevo alla periferia. Ricordo di non avere mai avuto difficoltà con loro, accontentarle era spontaneo e naturale, anche perché io non le ho mai cercate, mi hanno sempre scelto loro.

 

Camillo-Bona-AR-RS15-0015Come la bella Amal Clooney, che quest’anno all’Alta Roma ha scelto uno dei suoi abiti…

Proprio così, me l’hanno comunicato dopo la sfilata, e nei giorni seguenti le ho inviato alcuni bozzetti. Alla fine ha voluto un abito da cocktail corto realizzato in georgette di seta pura bianca e crepe di seta gialla, elegante e allo stesso tempo indossabile tutto il giorno. È stato un modo fantastico di festeggiare i miei vent’anni di carriera, quando nel febbraio del ’95 firmai l’inizio della mia carriera nel calendario dell’alta moda romana. E poi Amal impersona esattamente la figura di donna che ispira le mie creazioni.

 

Cioè?

Sofisticata e raffinata, che abbraccia il moderno senza mai cadere nel volgare. Il mio è lo sfogo romantico di una passione d’altri tempi, l’essenza dell’eleganza, la massima esaltazione della sontuosità. La donna che rappresento, e qui potrei sembrare contraddittorio, non segue mai la moda. Segue l’arte.

 

Come la sua ultima collezione, ispirata a Silvestro Lega, pittore italiano dell’800 esponente della corrente dei macchiaioli.

Sì, la donna che ho portato sulla passerella quest’anno è lontana dalla confusione della massa, si distacca dallo stile effimero di questo tempo per ritagliarsi uno spazio più intimo, sereno e soprattutto quotidiano proprio come le signore ottocentesche ritratte da Lega nelle sue tele. La tavolozza primaverile si tinge dei colori vivaci della primavera, come giallo e verde menta o azzurro carta di zucchero, attenuati dagli abiti nelle nuance sabbia, cipria, corallo.

 

Dal pubblico di periferia a quello internazionale, passando per Roma, Bruxelles, Cina… qual è oggi il suo legame con Monterotondo?

Purtroppo tocca un tasto dolente, perché rispetto a trent’anni fa le cose qui sono cambiate e devo dire negativamente. La cultura e l’arte non solo non vengono valorizzate, ma direi addirittura ignorate. L’unica sicurezza di Monterotondo, che puntualmente si ripete ogni anno, è la sagra della panzanella. È mai possibile? Ovunque mi invitino vengo trattato da artista, il solo fatto di essere una firma della moda italiana all’estero è vista come una garanzia, e qui in “casa mia” lo scenario culturale invece è pressoché inesistente.

 

Dove la vedremo impegnato prossimamente?

Stasera sarò all’Hotel Ambasciatori Palace di Via Veneto per presentare la mia ultima collezione, in occasione del Rotary Club di Roma. Forse il 27 maggio sarò ospite in Campidoglio, ma ci sono ancora altri eventi da definire.

 

di Rara Piol

 

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