Fin dal mattino del primo maggio il borgo si riempie di pellegrini per celebrare il culto di San Domenico.
La cerimonia inizia con inni in devozione e un inno di partenza che viene eseguito dai fedeli camminando all’indietro. Durante la celebrazione della messa i devoti eseguono riti simbolici: chi con i denti tira la corda di una campanella per mantenerli in buona salute chi raccoglie la terra benedetta che si trova nella grotta dietro la nicchia del santo: tenuta in casa, secondo la tradizione allonta na gli influssi malefici, sparsa nei campi non fa avvicinare gli animali pericolosi e, addirittura, sciolta in acqua farebbe passare la febbre.
La tradizione.
Le origini del rito di Cocullo sono incerte ma si dice che in tempi antichi i Marsi, i Peligni e altri popoli osco-umbri veneravano la dea pagana Angizia, che proteggeva dai veleni, tra cui quello dei serpenti. Ai tempi di Plinio il vecchio, in onore della dea venivano sacrificati questi animali.
I serpari protagonisti della festa
In questa zona montana dellAbruzzo, appena i tepori primaverili iniziano a sciogliere le nevi invernali, i serpari vanno alla ricerca dei rettili, ancora in letargo. Armati di bastone stanano le serpi sotto la terra umida. Quando, il 1° maggio, la statua di San Domenico esce dalla chiesa, i serpari gli depongono i rettili sulle spalle, sul collo e sulle braccia. I serpenti ricoprono la figura del santo. Al termine della festa, poi, i rettili vengono riportati al loro habitat naturale dai serpari.
MANGIARE, DORMIRE E ARRIVARE.
Si consiglia di alloggiare a Sulmona a circa 20 km di distanza, si potrebbero assaggiare specialità tipiche della zona come primi al sugo di agnello, gli arrosticini di pecora. Sulmona e anche Cocullo si possono raggiungere percorrendo lautostrada E80, che collega Roma a Chieti. Cocullo ha tra laltro una stazione omonima lungo la ferrovia Roma-Sulmona-Pescara. Per chi arriva in aereo lo scalo di riferimento è poi quello di Pescara.