Il lavoro e l’amore per la moglie Doppie nozze d’oro per Castaldi

DSC 0880Quel “tutto quanto” porta come data il 1969. L’anno in cui i suoi coetanei vivevano le contestazioni universitarie e le serate nelle prime discoteche romane. Lui invece, a soli 18 anni, iniziava a gettare le fondamenta di quello che dopo qualche decennio sarebbe diventato un piccolo grande successo imprenditoriale. Ma non solo. Il 1969 era anche l’anno del matrimonio, e poi dell’arrivo del figlio, quasi in contemporanea con la cartolina del militare catapultata a casa Castaldi come un fulmine a ciel sereno, e che rischiava di mandare in frantumi progetti lavorativi e di vita. “Mia madre mosse mari e monti per cercare di non farmi partire militare. Quanti prosciutti ha regalato, poi per fortuna con un matrimonio alle porte e un figlio in arrivo sono riuscito ad evitare la partenza”. Esordi da storie di altri tempi.

Signor Castaldi, partiamo dall’inizio, da quando un Roberto praticamente ragazzino ha cominciato a sognare da grande.
“Avevo 12-13 anni quando dissi a mio padre che non volevo più studiare, e lui mi rispose ‘allora domani va’ a trovarti un lavoro’. E a quei tempi le cose non si dicevano tanto per dire. Il primo lavoro che ho fatto è stato il vetraio. Finite le medie ho iniziato da Romolo Carosi a Villalba a fare i primi lavori di idraulica e meccanica. Dopo Carosi sono andato a Roma dove ho lavorato con un altro maestro di vita e di tutto, sor Vincenzo Nucera. Ero bravino, mi piaceva lavorare. Era il 1969 ma proprio in quel periodo mi arrivò la cartolina per il militare”.

Immagino sarà stato un brutto colpo…
“C’era mia madre che aveva messo in mezzo uno per vedere se potevo fare il rinvio visto che ero sposato, ne avrà spesi di soldi per regalare prosciutti. Invece niente. Il mio datore di lavoro di allora, Nucera, non voleva perdermi e il giorno quando sarei dovuto partire mi mandò al distretto convinto che mi avrebbero dato un rinvio. Mi ricordo che ero preoccupato, pensavo sarebbe andata male e magari mi arrestavano pure. Invece ad un colonnello spiegai la situazione del matrimonio, del lavoro, e alla fine mi firmarono un rinvio speciale”.

I primi passi nel mondo del lavoro avranno significato fare sacrifici.
“Se parti senza niente i sacrifici sono tanti. A 18 anni mi sono ritrovato a dire basta con amici e divertimento. Avevo trovato la ragazza che poi sarebbe stata mia moglie. Fortunatamente c’era tanto lavoro. Capitava che tanti clienti mi lasciavano motori da riparare a casa e lo facevo durante il fine settimana, la notte. Ogni tanto veniva a darmi una mano anche papà che era manovale in cantiere. Quando ho visto che ero apprezzato ho deciso di mettermi per conto mio. Ho preso una piccola stanza in un appartamento a via Bari a Villalba, lavoravo da solo, poi col tempo mi sono allargato prendendo un’altra stanzetta, poi un’altra ancora. E’ nato tutto così”.
A 18 anni quindi il lavoro in proprio ed il matrimonio.
“Esatto, e tra poco festeggio due nozze d’oro: quelle con il lavoro e quelle con mia moglie. Ho conosciuto Loredana Fasano, a Villalba e ci siamo innamorati e sposati molto giovani. Una vita passata insieme senza problemi. Lei è casalinga ma negli anni ha sempre fatto dei lavoretti, dalla vendita di profumi a quella delle tende, sempre tutto da sola”.

Quando inizia a prendere forma l’azienda Castaldi?
“Al negozietto a Villalba lavoravo da solo, poi nel ’78-’79 mi sono ingrandito, ho iniziato a prendere qualche lavoro più grande, alle cave. Iniziavo con le vendite, e mi sono trasferito in un locale più grande in via Calabria, sempre a Villalba. Grazie al lavoro, agli impianti fatti a mano ho potuto costruire quattro appartamenti: per me, mio fratello, mia madre e mio zio. Dal 2000 poi sono qui in via Lago dei Tartari”.

Oggi la Castaldi di cosa si occupa?
“Ho continuato a fare quello che ho iniziato all’epoca. Oggi facciamo vendita, assistenza, progettazione di tutto quello che riguarda prodotti e servizi per la gestione dell’acqua. Al lavoro siamo in 18, per me i dipendenti sono superfigli, tutti ragazzi sui 40-50 anni, tutti della zona. Hanno iniziato qui da ragazzini”.

Un mercato molto specifico. Come state vivendo il periodo di crisi?
“La mole di lavoro è diminuita tanto, senza esagerare direi che dal 2012 al 2014 c’è stato un calo del 40%. Quello di oggi è il momento più brutto in assoluto che sto vivendo come azienda. Se i clienti pagassero regolarmente staremmo più che bene, ma non accade e per riuscire a riscuotere i soldi ti mandano al manicomio. Già la situazione è dura per la mancanza di lavoro, se poi ci si mettono questi problemi… La realtà è questa. I politici parlano di ripresa, ma dove sta questa ripresa?”.

Senza lavoro, avete fatto tagli al personale?
“Fino a quando riusciamo a reggere non ci saranno, ma è dura. Io ho sempre dato incentivi ma adesso il periodo non lo permette. I dipendenti conoscono la difficoltà e si rendono conto che bisogna fare dei sacrifici. Se l’azienda è diventata grande lo devo anche agli operai che lavorano con me, per questo cerco di non licenziare e di tenerli tutti, ma spesso mi succede di augurarmi che qualcuno faccia 13, vinca la lotteria o trovi di meglio per vederlo andar via tranquillo”

E per far fronte alla crisi la Castaldi che politica ha messo in atto?
“Come azienda sto sfruttando il magazzino che ho creato negli anni, un magazzino importante fornito con molto materiale che oggi ha un grande mercato. Il magazzino e l’esperienza sono state le nostre sicurezze, quelle che ci hanno permesso di avere meno difficoltà rispetto a tanti altri. Io mi reggo e credo che posso continuare a reggere perché questo lavoro l’ho sempre fatto, sono uno specialista e i clienti lo riconoscono”.

Qual è il vostro raggio di azione? Utilizzate internet?
“Lavoriamo principalmente in zona, nel Lazio. All’estero per niente. Nel settore siamo dei leader, a livello locale oltre noi ci sono solo piccole realtà. Internet? Io sono di vecchio stampo. La tecnologia non l’ho mai voluta sopportare. La mia clientela cerca l’assistenza, la consulenza, vogliono toccare con mano, se mi metto su internet che gli dico?”.

 
Quali sono i lavori più importanti o di maggior prestigio che avete eseguito?
“Abbiamo fatto le fontane con i giochi d’acqua dentro e fuori le piscine a Tivoli Terme, poi abbiamo lavorato con la Beretta Armi, Enel, ospedali, carceri, comuni, le cave e diverse aziende importanti come la Serono, Stanhome o Energy Diesel”.

Via Lago dei Tartari è una zona industriale in espansione, come si lavora qui?
“Lasciamo stare. Abbiamo l’acqua diretta solo da un anno e mezzo, e le fogne non ci sono. La zona cresce ma i servizi mancano. Non c’è internet, noi usiamo delle antenne. Per quanto riguarda la sicurezza proprio lo scorso dicembre abbiamo subito un furto, hanno portato via 100 quintali di materiale, in tutto 83mila euro di elettropompe “.

La tecnologia non è il suo forte, ma è vero che addirittura non usa nemmeno il cellulare?
“Verissimo, anche se ora un cellulare ce l’ho. L’ho preso tre mesi fa ma lo uso solo perché è collegato con le telecamere dell’allarme, così posso vedere da casa quello che succede in azienda. L’ho comprato dopo il furto, per controllare “.

Quasi 50 anni di lavoro, non ha mai pensato di ritirarsi e godersi il meritato riposo? Magari in qualche bella isola tropicale…
“Alla pensione proprio non ci penso. Per quanto riguarda l’idea di mollare tutto e andare su un’isola sono discorsi che si fanno sempre ma per me non esiste. La mia soddisfazione è vedere che rimane in piedi quello che ho creato, ho lavorato tutta la vita poi se smetto non saprei che fare”.

In famiglia non c’è un erede che potrebbe proseguire la dinastia dell’impresa Castaldi?
“Ho un figlio che fa tutt’altro, però il nipote maschio pare sia interessato. E’ giovane, ha 17 anni, diciamo che confido possa interessargli”.

Lei a 18 anni aveva già creato la base di quello che si ritrova adesso. Oggi un ragazzo di quell’età potrebbe fare quello che ha fatto lei nel 1969?
“Quei tempi ormai sono finiti da un pezzo, ora non sarebbe proprio possibile. Prima il lavoro c’era, io me lo portavo anche a casa e lavoravi con soddisfazione perché alla consegna ti pagavano subito e bene. Ora a parte la crisi c’è proprio una mentalità diversa. Credo che la mia generazione ha lavorato per i genitori, che venivano dalla guerra, e per i figli, anzi anche per i nipoti. Ma quelle sicurezze, quel modo di vivere e di lavorare non c’è più”.

Quale consiglio darebbe ad un giovane?
“Studiare è importante, ma anche imparare un mestiere, è fondamentale. Ma i ragazzi oggi non vogliono faticare”

Perché ha questa considerazione?
“Da me vengono a fare gli stage gli studenti mandati dalle scuole. Fino a dieci-quindici anni fa erano più seguiti, più controllati, invece ora sono lasciati allo sbando. Quest’anno sono venuti sei ragazzi: quattro stranieri, educati, precisi, si vedeva che erano interessati ad imparare. Due erano italiani, due svogliati. Mi impegno per aiutare questi ragazzi, ma poi vedo che a loro non importa niente e la scuola non li segue, il professore non l’ho mai visto o sentito, così mi sento preso in giro due volte. C’è molta indifferenza e poca serietà”.

C’è qualcosa che rimpiange di non aver fatto?
“L’unico pentimento è di non aver studiato un po’ di più. Oggi lavoro con ingegneri, tecnici professionisti che quando mi chiamano magari pensano di avere a che fare con Castaldi e chissà che immagine si fanno di me, invece io sono grezzo. Ho fatto fino la terza media e poi sono andato a lavorare, se avessi studiato di più chissà che avrei fatto. A dire il vero mi dico anche che se avessi continuato la scuola magari non avrei fatto niente di quello che ho oggi”.

Se non fosse Castaldi di Castaldi elettropompe, ha mai immaginato cosa sarebbe potuto diventare oggi?
“Eh, non ho mai avuto il tempo di pensare a qualcos’altro. Da Carosi in poi… è venuto tutto da solo, ed oggi sono soddisfatto così”.

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