Protagoniste assolute le Vunnelle, ragazze, signore e bambine, alcune sole altre in coppia con il “Buttaro”, vestito di velluto nero e con cappello. Ad attirare l’attenzione i preziosissimi abiti settecenteschi delle donne, realizzati a mano con tecniche di ricamo tradizionali -dal ricamo in oro al ricamo a maglia fissa- e spesso tramandati di madre in figlia per generazioni.
La Vunnella è composta da più parti: corpetto e gonna (tradizionalmente in seta o damasco) sono il nucleo centrale, a cui si aggiungono il “fazzoletto ‘n capu” e il “fazzoletto ‘n collu”, bianchi e ricamati con filo d’oro. Particolarissima l’acconciatura, con i capelli raccolti all’interno della “cartonella” ornata di fiori multicolori.
Indossarla è davvero complicato: Susanna, 24 anni, che indossa il vestito che la sua bisnonna cucì per sua madre, mi confessa di aver impiegato più di 2 ore a prepararsi. Una preparazione a cui partecipano quasi sempre nonne, mamme e zie, che costituisce un momento importante della festa, quasi un rito a cui partecipano le donne di famiglia oltre che un’operazione delicata in cui l’attenzione ai dettagli è fondamentale.