“Mangiare sano e farsi gli affari propri” Così “nonna Rosina” è arrivata a cent’anni

Così mercoledì pomeriggio 5 aprile parenti e amici della zona di via del Colle hanno dedicato una festa per “Nonna Rosina”, un personaggio conosciuto da tutti a Tivoli Vecchia dove abita dalla primavera del 1961. Originaria di Ferentino, in provincia di Frosinone, classe 1917, terza di sette figli – 5 maschi e due femmine – di contadini, Francesco e Palmina, la centenaria ricorda ancora oggi i tempi in cui dovette rinunciare all’alfabetizzazione per lavorare nei campi e accudire i fratelli. “Era importante che i maschi andassero a scuola per poi fare il militare”, racconta “Rosina”, memoria di ferro a dispetto di un udito che “fa cilecca” per via dell’età, ma la vista è ancora buona, tanto quanto l’appetito.
Nei suoi ricordi è sempre vivo Domenico Mascitti, il ragazzo di Rocca di Cambio che a vent’anni la fece innamorare prima di partire per la Guerra e finire prigioniero per dieci anni, salvo poi tornare sano e salvo per sposarla il 10 settembre 1947 nella chiesa di Santa Maria Gaudenti nella sua Ferentino.

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IMG 20170405 150906E lei?
Anch’io ho sempre lavorato, a dieci anni facevo il pane e il formaggio al paese, a Tivoli andavo a servizio e impastavo le fettuccine per il ristorante Le 5 Statue e mi sono sempre versata le marchette per la pensione.
Qual’è la sua giornata tipo?
Mi alzo alle 8, faccio colazione e mi preparo da sola. Ho una signora che mi fa compagnia la notte e rassetta casa, ma poi ci ripasso io a perfezionare.
Cosa mangia?
Tutto. Al mattino latte e fette biscottate, oppure un pò di pane. A pranzo il primo e il secondo accompagnato da un pezzo di pane e mezzo bicchiere di vino rosso. Poi faccio un riposino. Alle 18 ceno con una minestrina, verdura e pane e alle 21,30 vado a nanna.
La tv?
In casa è sempre accesa e sintonizzata su Rai1, ma spesso metto TeleRoma56, sa com’è io sono tifosa della Roma.
Un aneddoto della sua vita?
Durante l’occupazione nazista nei terreni di papà vennero i tedeschi a requisire gli animali. Un militare voleva prendermi due asini, madre e figlio, e io cercai di oppormi: lui mi puntò la pistola sul petto dicendo: “Kaputt”. Dovetti lasciarglieli e ancora non tornano.
Il traguardo dei cent’anni: ha un segreto?
Nessuno: ho sempre mangiato sano e mi sono sempre fatta gli affari miei. Un secolo pesa, ma auguro a tutti di arrivarci come me.

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di Marcello Santarelli

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