Pierluca Salustri, trentatreenne di SantβAngelo Romano, Γ¨ tornato a casa dopo 15 giorni di cammino per il progetto In Cima Per La Ricerca
Pierluca innanzitutto cosa ti ha spinto a partire per questa impresa?
Avevo bisogno di scoprire, sfidare e superare i miei limiti e le mie paure. Inoltre essere testimonial di AIRC Γ¨ stato per me un onore, sentivo di dovercela fare soprattutto per questa causa e per lβimportanza che aveva per me, anche a livello personale.
Prima della partenza che cosa ti spaventava di piΓΉ di questo percorso? Si trattava di un percorso molto poco battuto e con ritmi serrati di cammino. A spaventarmi perΓ² non era la fatica ma la solitudine in montagna, lβidea di non poter contare su nessuno in caso di difficoltΓ .
E lβhai superata? Assolutamente sΓ¬, mi sono innamorato della solitudine e della montagna ancora di piΓΉ. Ma soprattutto ho capito che la paura non Γ¨ un problema, anzi in montagna deve essere la tua migliore amica: la paura Γ¨ ciΓ² che ti fa tornare a casa.
Ci sono stati imprevisti durante il percorso? Purtroppo sì, a causa del maltempo ho dovuto rinunciare alla vetta del Monte Civetta e al Sasso Lungo. à stata una lezione: sono stato due giorni fermo aspettando che il tempo migliorasse, ho imparato che a volte bisogna saper rinunciare.
Quali sono le emozioni piΓΉ belle che riporti a casa? Quando mi sono rialzato dopo la caduta. Unβemozionante nuova sfida Γ¨ stata anche passare sotto la parete Sud della Marmolada, attraverso il sentiero che va dal rifugio Contrin al rifugio Falier.
Avevi progettato tutto il cammino nei minimi dettagli, cβΓ¨ stato qualcosa che ti ha sorpreso?
LβumanitΓ dei proprietari dei rifugi che ho raggiunto, gente di montagna che si fermava volentieri a parlare con me. E poi sapevo che sarebbe stato bello, ma ha superato ogni aspettativa: ho scoperto una dimensione diversa, senza traffico, soldi, telefoni. Ho dimenticato che ora era e vissuto con i ritmi della natura svegliandomi alle 4.30 per vedere lβalba. Un percorso cosΓ¬ ti cambia la vita, non torni mai come sei partito.
Cosa hai imparato da questa esperienza? Che in montagna non bisogna mai abbassare la guardia e che ogni passo, anche se lo hai fatto mille volte Γ¨ sempre come la prima volta che lo fai. Ho riscoperto il valore delle cose semplici, come chiacchierare sul sentiero o dividere un pezzo di pane con un vicino di tenda. E poi il valore della solitudine, da solo ho pianto, ho riso, gioito. Ho riflettuto molto su me stesso e tirato fuori il meglio nei momenti difficili.
Quale sarà la tua prossima cima? Tornarò sul Civetta e da lì mi guarderò intorno per scegliere le prossime cime. Ma sicuramente comincerò la caccia ai 4000.
I progetti per il futuro invece? Al momento sto lavorando per realizzare un parco avventura a SantβAngelo Romano per ragazzi disabili, con una parete di arrampicata su roccia allβaperto. Poi mi segnerΓ² al corso per diventare guida alpina e trasformare la mia passione in un lavoro.
Di Elena Giovannini