GUIDONIA – Centro Covid-19 all’Ihg, appello del nipote di una malata di Alzheimer: “Stop ai trasferimenti”

Lettera aperta di Mario Cecchetti, 34enne di Marcellina, preoccupato per la nonna 78enne Maria destinata ad una clinica alla Camilluccia insieme ad altri 60 pazienti: “Pazienti fragili, non sono pacchi postali”

Da Mario Cecchetti di Marcellina riceviamo e pubblichiamo:
“Sono Mario Cecchetti ho 34 anni, sono un praticante avvocato e vivo a Marcellina. Ho mia nonna, Maria Fioravanti di 78 anni, affetta gravemente da Alzheimer ricoverata dallo scorso 9 marzo presso il modulo C dell’Italian Hospital Group di Guidonia.
Martedì 31 marzo, come credo molti altri familiari, siamo stati contattati da una responsabile della suddetta struttura che ci comunicava che a stretto giro i pazienti del padiglione 3 dove lei è ricoverata, sarebbero stati trasferiti presso un analogo centro sito a Roma perché l’attuale struttura che li ospita sarebbe destinata provvisoriamente all’assistenza dei malati di Covid-19 per volere della Regione Lazio.
Solo qualche ora fa siamo stati nuovamente ricontattati per informarci che il trasferimento dei pazienti, sarebbe avvenuto il prossimo venerdì 3 aprile e che avremmo dovuto con urgenza procedere alla firma di un modulo di autorizzazione al trasferimento presso la “Villa Sacra Famiglia” sita in Roma, zona Camilluccia.
Siamo stati messi praticamente di fronte ad una repentina scelta di prendere o lasciare che non ammette grosse alternative, o accettare oppure vedere la paziente anzitempo dimessa con tutti i disagi e le negatività del caso.
Ci tengo a precisare che ben comprendiamo il difficile momento che troviamo a vivere, una pandemia globale che potrebbe riguardare da un momento all’altro ognuno di noi, nessuno escluso. Ma, ci tengo al contempo a pormi pubblicamente delle domande e pretendere delle più esaustive prese di posizione dagli organi preposti sia regionali che della struttura IHG.
E’ giusto che vengano interessati da questi trasferimenti una categoria di pazienti così deboli e fragili sotto qualsiasi aspetto sia fisico che intellettivo? Non poteva trovarsi una soluzione alternativa ed in diversa struttura per i pazienti Covid-19?
Ricordo che mia nonna, come molte persone è ricoverata lì solo da poche settimane. E’ stato un brutto momento quello del distacco che ci siamo trovati costretti a percorre per l’ormai impossibilità di gestione domestica, dato l’aggravamento delle sue condizione dovuto alla malattia.
Ora una paziente così fragile, da poco staccata dal suo ambiente familiare, dovrà subire un ulteriore trasferimento in altro luogo, per poi tornare non si sa quando al luogo di partenza. Questi ricoveri dovrebbero servire per tentare di stabilizzare un minimo la psiche compromessa dalla malattia, di persone molto fragili.
Mi permetto, pur non essendo un medico, di avanzare dei dubbi e degli interrogativi sulla negatività di questi spostamenti. Persone anziane così debilitate di tutto hanno bisogno fuorché queste “spedizioni” da una parte all’altra. Non stiamo parlando di normali pazienti, ma di persone già fortemente minate nel loro equilibrio psico-fisico, con repentini cambi di umore e quant’altro di negativo si possa immaginare.
Per non parlare poi del fatto che da Guidonia, verranno trasferiti a Roma. Non sarà così agevole per tutti i familiari, mia madre in primis, recarsi in clinica con la stessa facilità per poter portare medicinali, pannoloni ed altre cose che via via si rendano necessarie durante la degenza.
Ora questi pazienti vivevano in quel luogo, isolati da tutto e da tutti e quindi al sicuro. Le visite sono bloccate da tempo ed entrano in contatto in tutta sicurezza solo con il personale sanitario, che ci tengo a ringraziare per la gentilezza e professionalità con cui svolge il proprio lavoro. E’ così opportuno farli uscire da questo guscio e rischiare di esporli ai rischi dello spostamento in un momento così delicato?
Fa rabbia pensare che grandi strutture ospedaliere gli scorsi anni siano state chiuse per scellerati tagli alla sanità e ora per mettere una toppa alla situazione in un momento così difficile debba essere esposta a rischi la parte più fragile della società che sono i nostri nonni! Non ci sto che mia nonna venga trattata alla stregua di un pacco postale perché gli organi preposti non si dimostrano in grado di garantire scelte migliori.
Pretendo che di dovere si prenda la briga di rispondere a questi legittimi interrogativi e successivamente la responsabilità sulla salute di mia nonna e di tutti gli altri ospiti qualora questa scelta fosse portata definitivamente a compimento. Tutto ciò perché non ci sto a doverci assumere noi la responsabilità del trasferimento come, in buona sostanza, ci viene richiesto con il modulo che ci è stato gentilmente richiesto di sottoscrivere con solerzia. Le responsabilità è giusto e doveroso che ognuno si prenda le proprie, e questa non ci spetta. Ci viene richiesto di anteporre il bene della comunità ad esigenze individuali, ci tengo sommessamente a precisare che anche la salute e il benessere dei nostri nonni rientra a pieno titolo nel bene della comunità e non ad un interesse di parte”.

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