Primo maggio, uno spettacolo che la Rai ci poteva risparmiare

Il Primo maggio 2020 non c’è stata nessuna festa o celebrazione del lavoro e la Rai avrebbe fatto meglio a eliminare dal proprio palinsesto qualcosa che non ha nulla a che vedere con la ormai stanca ricorrenza del Primo maggio

Il concerto del Primo Maggio, trasmesso ieri sera in televisione per appagare il narcisismo di qualche cantante e cercare consenso con i soldi pubblici, è stato sbagliato e incongruo. Lo spettacolo trasmesso dalla Rai è sbagliato perché non si può trasformare un evento collettivo come un concerto, che vede qualche migliaio di spettatori interessati all’esibizione dei propri cantanti preferiti o per lo meno apprezzati, uno stare insieme provando le stesse emozioni e sentimenti, una manifesta intenzione di esserci, di fare numero, di dare significato a una manifestazione a volte anche inconsapevolmente e volerla trasformarla in uno spettacolo di tipo teatrale dove quei quattro fessi invitati a cantare lo hanno fatto in modi diversi, in tempi diversi, senza nessun filo conduttore, se non quello di promuovere la loro musica e se stessi.

Quella di ieri sera è stata un’occasione sbagliata che non ha interessato nessuno.

Dicevamo incongrua. Il primo maggio 2020 non c’è stata nessuna festa o celebrazione del lavoro e la Rai avrebbe fatto meglio a eliminare dal proprio palinsesto qualcosa che non ha nulla a che vedere con la ormai stanca ricorrenza del Primo maggio.

È stata una furbata non degna di una televisione pubblica che ha mirato a risparmiare soldi, accettando un modesto spettacolo spacciandolo per qualcosa che non era e non poteva essere: una manifestazione musicale. Insomma, una rappresentazione teatrale per pochi intimi, spacciata per evento collettivo.

Peggio: una furbata.

Più che la festa del lavoro il Primo maggio di quest’anno è la ricorrenza della mancanza del lavoro. A partire dai prossimi giorni.

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