La ripartenza è difficile per industria e servizi (mannaggia, non ce
ne eravamo accorti…), in uno scenario mondiale debole e incerto,
con poca fiducia per consumi e investimenti, export e turismo in
rosso e ore lavorate in caduta.
È l’ultimo focus del centro studi di Confindustria, che parla anche
di buone notizie provenienti dal credito in aumento (si è
rafforzato con un +1,7% annuo, grazie ai primi effetti delle misure
per la liquidità). Ancora debole e incerto lo scenario mondiale,
con il commercio che fatica a livello globale, mentre le Borse si
rialzano in modo parziale e il petrolio segnala una “ripresina”.
L’Eurozona insomma è ancora nel tunnel, ma non va meglio per il
Regno Unito, mentre USA e Cina sono in timida risalita.
Qualche informazione in più. Nel nostro paese, i dati del PMI
(Purchasing Managers’ Index, cioè l’indicatore economico
costituito da rapporti e sondaggi mensili, raccolti dalle aziende
private del settore manifatturiero) confermano che, nonostante
la graduale fine del lockdown dal 3 maggio e la possibilità di
riapertura dell’attività, la risalita lenta un po’ ovunque, ed è solo
parzialmente apprezzabile nell’industria (45,4 a maggio). Molto
meno nei servizi (dove alcuni comparti stanno ancora riaprendo
in questo mese di giugno), che hanno forti problematiche (l’indice
è 28,9) dopo il tracollo subito. Il fatto che la domanda rimanga
bassa, dice l’analisi, frena le imprese che hanno riaperto e fanno
loro accumulare scorte.
In profondo rosso export dei beni e turismo. Il primo è crollato di
un ulteriore 34,5% in aprile (-16,3% a marzo), il secondo vede i
flussi turistici interrotti già a marzo, con -83,4% annuo per quanto
riguarda le spese dei viaggiatori stranieri.