Girare il mondo, vivere della propria passione e dire addio al posto fisso. Sono i “nomadi digitali” come Diana De
Diana, come ti sei avvicinato a questo mondo?
Nel 2011 studiavo Ingegneria Edile-Architettura all’università, quando scoprii il mondo online dei social fotografici e dei blog. Avevo l’urgenza di scrivere e condividere le mie tante passioni, così quando nel 2013 decisi di aprire un mio blog. Su Instagram avevo già annoverato 10000 followers che mi diedero la spinta a lanciarmi in questa sfida, ero di natura molto timida ma il mondo mi ha insegnato a mettermi in gioco, sempre. Tutorial e tanto studio di codici html, nacque il mio primo sito: www.thespirald.com (ora www.dianadelorenzi.com). Non potevo minimamente immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco.
Dal momento in cui aprii il mio blog e inserii la mia mail nella bio di Instagram ricevetti subito le prime proposte da piccoli e grandi brand di moda ed il mio primo viaggio di lavoro. Credo ci sia stata una componente fortunata nell’aver iniziato in un momento in cui il mondo digital non era ancora saturo di blogger/influencer. Più di tutto però credo sia stata la passione “urlata” dalla mia voce ad attirare l’attenzione. In molti credono che sia facile lanciarsi in questo settore, ma bisogna avere qualcosa da dire e farlo con amore e dedizione. Parlare al cuore è sempre stato il mio presupposto.
I posti che ti sono rimasti nel cuore?
Un viaggio che mi ha segnata è quello in compagnia dell’ente del turismo del Perù, il mio primo volo intercontinentale da sola. Dopo il volo mi sono trovata in angoli davvero poco conosciuti del nostro pianeta: un aeroporto fatto di canne di bambù in mezzo alla foresta amazzonica, una delle cascate più alte al mondo e tanto altro ancora. Ho volato in parapendio sui cieli di Lima e mi sono trovata in luoghi in cui l’elettricità è un sogno. Se invece dovessi parlarti del luogo in cui mi sono sentita più in sintonia con la popolazione locale direi Repubblica Domenicana. Sono stata in più di un paese caraibico ma l’atmosfera gioiosa, fatta di semplicità e vita “vista mare” che ho vissuto a Bayahibe, non l’ho trovata in nessun altra parte al mondo (per ora).
L’INTERVISTA CONTINUA SU TIBURNO IN EDICOLA 14 LUGLIO