Maradona e la rivoluzione

Da un nostro affezionato lettore, riceviamo e pubblichiamo alcune riflessioni sulla scomparsa del campione argentino

Maradona un eterno ragazzo vissuto con il mito della “Revolución”, ma senza capire cosa significasse. Tanto per intenderci fra i pochi addetti ai lavori, Fidel Castro è stato un rivoluzionario quando ha armato una parte consistente del popolo cubano, ha rovesciato il dittatore Battista e ha “liberato” Cuba dalla nefasta influenza di un vero e proprio dominio americano. Poi scoprì che bisognava organizzare lo Stato e che Lui mai ci sarebbe riuscito e si rattristò, ma da quel furbone che era non ha rifiutato la sua amicizia al sublime giocatore di futbol espressione del mito delle classi sfruttate sudamericane odiatrici della cultura yankee. Ma Maradona amava più l’immagine mitica di Che Guevara il rivoluzionario continuo che se non combatteva contro qualcuno con le parole o con il fucile sentiva l’inutilità e la pesantezza del vivere. Ecco Diego la rivoluzione l’ha fatta prendendo a calci un pallone e con la Sua squadra combatteva contro un’altra squadra esaltandosi ed esaltando migliaia di spettatori che ogni domenica si immedesimavano con Lui per battaglie epiche simulate che giustamente non facevano nessun morto al massimo qualche rottura di femore o ginocchio. Tutti gli scugnizzi del mondo,non soltanto quelli napoletano, realizzavano attraverso Diego il mito della cultura sottoproletaria espresso all’ennesima potenza.

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Ferrari, donne, champagne (droga), lui stesso lo affermava nelle Sue interviste che tutte rispondevano a questa domanda sottesa: cosa ho io meno di Gianni Agnelli? Lui è proprietario della Juve e io sono il padrone liberamente accettato senza nemmeno la necessità del diritto di priorità del Napoli e dei Napoletani. Lui ha il potere di far scivolare sotto le lenzuola gran parte delle attrici italiane che più gli aggradano ed io mi difendo bene scegliendo fra qualche ballerina della Rai e molte popolane quelle che stimolano di più la mia fantasia. Eppoi abbiamo lo stesso vizio Lui sniffa e io faccio altrettanto. Quasi testuale in una intervista quando ancora non era pubblica la dipendenza dalla droga.

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La carica rivoluzionaria di Diego era quella di godere dei privilegi dei padroni. Insomma come un Maurizio Costanzo qualsiasi di dare del tu ai poteri costituiti o perlomeno abitare sullo stesso pianerottolo.

Adesso dovrei chiudere questa caustica noterella, spiegando la differenza fra rivoluzione e mito rivoluzionario. O perlomeno fare qualche esempio Gandhi, Paolo di Tarso, Napoleone Mao Tse Tung sono stati rivoluzionari perché hanno cambiato la cultura e le relazioni tra gli uomini del loro tempo e il rapporto schiavo /padrone. Maradona può essere assimilato fatte le debite proporzioni a Spartacus che tenta la ribellione a Roma con un esercito raccogliticcio e un popolo in embrione. Ma come spiegavano nelle scuole di partito quelle erano ribellioni.

La rivoluzione (dichiarata impossibile) è tutta un’altra inconoscibile avventura.

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