GUIDONIA - Niente demolizione, la guerra di Cornetto a Pascucci è finita

Il Consiglio di Stato giudica regolare la concessione rilasciata dal Comune per realizzare il fabbricato accanto al distributore “Icm”: non c’è il vincolo archeologico. Respinto il ricorso del latifondista che deve risarcire al costruttore oltre 10 mila euro di spese legali

Nove mesi fa il massimo organo della Giustizia amministrativa aveva stabilito che quel palazzo in costruzione e fermo da oltre dieci anni era regolare. Ma il verdetto aveva disatteso le speranze di chi per tutto il tempo ha presentato ricorsi e denunce sfociate in un buco nell’acqua.

Oggi, martedì 6 aprile, è stata messa la parola fine alla guerra del latifondista romano Giuseppe Cornetto Bourlot al costruttore guidoniano Stefano Pascucci, titolare della Telpa srl proprietaria del fabbricato a 4 piani in via delle Genziane a Colle Fiorito adiacente al distributore “Icm” e al Mc Donalds. Con la sentenza 2754 il Consiglio di Stato ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso della Tenuta Sant’Antonio, l’azienda di Claudia Merloni, moglie di Giuseppe Cornetto Bourlot, e proprietaria della storica e prestigiosa Villa Cornetto di via Elsa Morante, nel territorio di Tivoli.

Il ricorso puntava alla revocazione della sentenza 4846 pubblicata giovedì 30 luglio 2020 con la quale i giudici amministrativi avevano accolto il ricorso presentato dal 79enne avvocato e senatore del Movimento 5 Stelle Francesco Castiello per conto di Pascucci riconoscendo che il permesso era legittimo e che nell’area non ci sono vincoli di alcuna natura. Si trattò di una sentenza storica successiva ad altre due sentenze amministrative che avevano invece dichiarato illegittimi i permessi rilasciati dal Comune per costruire i tre piani in più stabilendo anche la demolizione. A luglio il Consiglio di Stato aveva ribaltato tutto e riattivato la seconda concessione edilizia della Telpa srl.

UNA VICENDA INIZIATA DIECI ANNI FA

L’iter iniziò nel 2010. Fu allora che l’imprenditore Pascucci ottenne dall’allora dirigente all’Urbanistica Umberto Ferrucci prima la concessione 114/2010 poi la Scia 15782/2011. La prima autorizzava Pascucci a costruire un piano in più ai sensi della legge regionale 8 del 2001 che concede agevolazioni urbanistico-edilizie agli impianti di carburante e il cambio di destinazione d’uso degli interrati, la seconda dava il via libera a lavori in variante al progetto con rinuncia al cambio di destinazione d’uso degli interrati per realizzare altri due piani da destinare ad uffici.

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RICORSI E DENUNCIA DI VILLA CORNETTO

Permessi impugnati davanti al Tar e al Consiglio di Stato da parte di Claudia Merloni, titolare della Tenuta Sant’Antonio e moglie di Giuseppe Cornetto Bourlot. L’imprenditrice denunciò anche alla Procura di Tivoli col risultato che il 10 luglio 2012 il giudice per le indagini preliminari Alfredo Maria Bonagura sequestrò l’immobile su richiesta del pubblico ministero Stefania Stefanìa che nel frattempo mise sotto inchiesta sia Stefano Pascucci che Umberto Ferrucci. Il 19 ottobre 2017 il processo al 52enne imprenditore terminò con una sentenza di non luogo a procedere per prescrizione, viceversa il 65enne ingegnere è tuttora sotto processo per abuso d’ufficio in un separato giudizio.

LE SENTENZE SFAVOREVOLI E LA DEMOLIZIONE

Il ricorso di Claudia Merloni fu accolto dal Tar del Lazio che con la sentenza 4007/2012 annullò il permesso rilasciato alla Telpa che nel frattempo ottenne una seconda concessione, la 279/2013. Il giudizio del Tar fu confermato dal Consiglio di Stato con la sentenza 1239/2014 che ribadì due concetti fondamentali: il primo era il mancato parere della Soprintendenza ricadendo l’area dove è costruito il fabbricato nell’ambito di una fascia di rispetto della zona archeologica, il secondo concetto era la non assentibilità dei locali ad uso direzionale per mancanza del nesso di strumentalità della nuova volumetria autorizzata in deroga rispetto alle esigenze commerciali dell’impianto di carburante. Così Claudia Merloni si appellò di nuovo al Tribunale amministrativo per far eseguire le disposizioni delle sentenze con la conseguente demolizione dei piani in più.

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COLPO DI SCENA: IL VINCOLO ARCHEOLOGICO NON C’E’

Il ricorso al Consiglio di Stato presentato dall’avvocato Francesco Castiello aveva ribaltato tutto. A luglio 2020 i giudici hanno infatti riconosciuto che il nuovo permesso – 279/2013 – rilasciato da Ferrucci non era una variante di quello annullato da Tar e Consiglio di Stato, soprattutto perché era stato preceduto da una nota della Soprintendenza successiva alla prima sentenza del Tar la 4007/2012: con quella nota la Soprintendenza escluse la presenza di tracce archeologiche e antropiche nell’area e inviò gli atti alla Regione per introdurre le “opportune modifiche” per correggere l’ubicazione del vincolo nel Ptpr. Le conclusioni del Consiglio di Stato sono nette: il nuovo permesso rilasciato a Pascucci non ha fatto altro che applicare le nuove Linee comunali emanate prima della sentenza 4007/2012 e attualmente vigenti, per cui è stato emesso sulla base di presupposti nuovi ed autonomi come il parere della Soprintendenza e le nuove Linee.

Decade quindi la consequenziale contestazione circa la necessità della demolizione del fabbricato. I giudici hanno comunque lasciato all’amministrazione pentastellata del sindaco Michel Barbet la discrezionalità di annullare il permesso sia in via ordinaria che in via di autotutela qualora si accertassero eventuali illegittimità di atti connessi, presupposti o consequenziali.

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