Memoria immunologica

Protetti per un anno, dicono gli esperti. Tutto dipende dalle varianti virali

Terza dose sì, terza dose no

Al momento la convinzione della maggior parte degli scienziati è che l’immunità abbia una durata di circa un anno.

Nel Regno Unito e in Israele, dove le vaccinazioni sono iniziate a dicembre, la protezione data dalle prime somministrazioni è tuttora valida.

Ma se ancora tutti da definire sono i dati relativi alla copertura, di sicuro la politica vaccinale dovrà seguire l’evoluzione delle varianti virali.

Per questo in Italia, con l’autunno, servirà una nuova strategia per arrivare al superamento della struttura emergenziale che finora ha tenuto sotto controllo la pandemia nel nostro Paese. L’obiettivo è quello di prevedere una gestione ordinaria delle attività sanitarie da parte delle amministrazioni centrali e locali competenti.

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A decidere sarà il Governo: entro la fine di luglio dovrà stabilire se varare un nuovo stato d’emergenza e per quanto tempo.

La gestione ordinaria prevede anche il superamento degli hub. Ci sarà, in sostanza, un graduale passaggio dalle vaccinazioni effettuate in maniera centralizzata ad un sistema di vaccinazioni delocalizzate e capillari utilizzando medici di famiglia, pediatri e farmacie. Il perché è chiaro: completare l’immunizzazione dei fragili e degli over 60 non ancora intercettati e che potranno a quel punto essere raggiunti a domicilio. Ma l’ordinarietà va considerata anche alla luce della possibilità di dover procedere o meno ad una terza dose del vaccino. Fondamentale a questo proposito sarà il ruolo dell’Istituto superiore di Sanità impegnato a tracciare andamento ed evoluzione del virus.

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