Già governati dagli algoritmi?

Sostituiscono oneri di scelta difficili da sostenere in tutti i campi, dalla scienza all’organizzazione del lavoro …

È un programma matematico che ci comanda? La domanda risuona costantemente a seguito della morte di un lavoratore davanti alla Lidl di Biandrate. Scioperava contro ritmi assurdi di lavoro perché messi in opera dagli algoritmi. Si è fatto sentire il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che su La Repubblica ha fatto il punto sulle piattaforme digitali: “c’è il rischio – ha detto Orlando – di avere sulla carta un bel contratto firmato. E poi un algoritmo digitale che scandisce orari e turni. Un algoritmo dentro il quale nessuno è in grado di guardare e che diventa il vero contratto da rispettare”.

Gli algoritmi sono tornati in campo, col problema dell’intelligenza artificiale, anche per definire sistemi di cura dietro ai quali si pensa ci sia un Solone della Medicina. Niente di tutto questo. Tumori, terapie anti-stress, malattie varie fino al Covid, sono regolate da sistemi di diagnosi che gli algoritmi mettono a punto. “Sono algoritmi capaci di passare sotto esame migliaia di dati clinici per arrivare a una diagnosi accurata, con applicazioni che possono anche aiutare a smaltire le liste d’attesa” – ha scritto l’Ansa in un suo servizio.

Morgan Stanley – riferisce sempre l’Ansa – parla di un mercato, quello dell’intelligenza artificiale, in forte crescita. “Salirà dai circa 1,3 miliardi di dollari ai 10 miliardi di dollari”.

Siamo in un film di Ken Loach dove se te la vuoi prendere con qualcosa che è andato storto non hai più un contro-altare, un nemico, un padrone. Hai un algoritmo. E l’algoritmo non è perseguibile per legge. Anche l’autorità che ha deciso di adottarlo potrà dimostrare che nella stragrande maggioranza dei casi ha funzionato. Se nel caso specifico non lo ha fatto il limite diventa del mal capitato.

Non siamo, quindi, nella situazione in cui un poliziotto spara alla gamba di un uomo che minaccia brandendo un coltello per metterlo fuori gioco. In questo caso il poliziotto viene inquisito per eccesso colposo di legittima difesa. Quel poliziotto non aveva un algoritmo a sostenere la sua decisione di mettere l’uomo con coltello nelle condizioni di non nuocere. Quindi dovrà avere il suo processo.

Il criterio che allora affiora consiste nell’annullare ogni volontarietà nelle decisioni perché queste siano di nessuno. Cioè di un algoritmo.

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