E’ stato l’ultimo rarissimo interprete della politica del fare, della ricerca della soluzione, del rapporto umano, dell’impegno gratuito per la sua comunità. Era fatto così Feliciano Pirro, un comunista cresciuto in una famiglia di grande tradizione cattolica e svezzato dai Salesiani.
Oggi, mercoledì 7 settembre, muri e plance del Comune di Guidonia Montecelio sono tappezzati di manifesti affissi a dieci anni dalla sua scomparsa da parte di chi aveva militato in Rifondazione Comunista, condividendone battaglie sociali e di territorio.
“Tu giovane, in quel maggio in cui l’errore era ancora vita, in quel maggio italiano che alla vita aggiungeva almeno ardore”, si legge sul manifesto di ricordo del “Comandante Feliciano”, stroncato da un male incurabile a soli 59 anni il 7 settembre 2012 nel reparto terminale della clinica Italian Hospital Group, all’Albuccione.
Feliciano Pirro affrontò la malattia fino all’ultimo col sorriso e con quella stessa grinta che lo avevano contraddistinto nella vita. A tal punto da metterci anche un pizzico di autoironia nelle chiacchierate in piazza San Giovanni della sua Montecelio con gli amici, forse convinto di superare l’ostacolo come era sempre riuscito a fare quando si trattava di aiutare gli altri.
Consigliere di circoscrizione dal 1996 al 2000 con Ezio Cerqua sindaco di Guidonia Montecelio per i Democratici di Sinistra.
Presidente di circoscrizione dal 2005 al 2009 durante l’amministrazione di Filippo Lippiello, l’ultimo sindaco del Centrosinistra guidoniano.
La politica ce l’aveva nel sangue, Feliciano Pirro. La politica intesa come servizio nei confronti del prossimo, quella che voleva caratterizzasse sempre Rifondazione comunista, il suo unico partito. Per almeno venti anni è stato l’incarnazione di una politica del “casa per casa”, della “porta della delegazione sempre aperta ai cittadini”, simbolo di un modo di gestire la cosa pubblica che forse non tornerà più.
E non soltanto perché dal 2007 i rappresentanti delle Circoscrizioni per legge non percepirono più l’indennità mettendosi a disposizione della comunità gratuitamente.
Neppure perché dal 2009 le elezioni per le Circoscrizioni sono state soppresse nei Comuni con una popolazione inferiore ai 100 mila abitanti, come Guidonia Montecelio.
A Montecelio sanno bene che al “Comandante Feliciano” poco interessava se il “prossimo” da aiutare fosse uno dei suoi elettori, oppure qualcuno che il voto l’aveva dato agli avversari. Tanta concretezza e pochi merletti, iperattivo fino allo spasimo pur di risolvere ogni problema gli venisse prospettato, anche a dispetto dell’indennità soppressa.
Un modo diverso di “fare territorio” il suo, maturato durante le lotte studentesche del ‘68 nella Capitale dove si era diplomato in Ragioneria prima dell’assunzione al Ministero della Difesa e del matrimonio con Mariella De Arcangelis. Feliciano, primo di tre figli – Maria Isabella e Carlo -, papà di due ragazzi – Alfredo e Mattia, oggi 40 e 34 anni – era l’ultimo di una generazione di Pirro destinato dai genitori Alfredo e Virginia al Collegio Salesiano di Roma, “peste” e “vivace” com’era fin da piccolo, “caciarone” com’è rimasto per tutta la vita.
Eppure, così capace di arrivare a sintesi, al cuore e alla soluzione dei problemi.
Ne sanno qualcosa i membri dell’associazione “Sapori&Folklore”, che nemmeno un mese e mezzo prima della sua scomparsa videro il “Comandante Feliciano” girare come una “trottola” per gli uffici comunali per l’organizzazione della tradizionale Sagra delle Pinciarelle, l’iniziativa culinaria che si teneva tra fine agosto e i primi di settembre trasformando il Borgo medievale in un luogo di attrazione turistica.
Alla diciassettesima edizione della Sagra Feliciano non c’era, le sue condizioni di salute erano peggiorate, eppure lo slancio verso il prossimo non era venuto meno.
“Dopo la prima chemio – ricorda Filippo Silvi, ex consigliere e assessore comunale nella giunta Lippiello, compagno di partito e amico per la pelle di Pirro – Feliciano mi telefonò raccontandomi di aver conosciuto in ospedale un ragazzo affetto da tumore che avrebbe voluto sperimentare la cura dello scorpione a Cuba.
Ebbene Feliciano mi chiese se conoscevamo qualcuno in Ambasciata, pensava sempre ad aiutare prima gli altri”.
“Nella sua semplicità e schiettezza – racconta il cugino Fabrizio Pirro, anche lui ex consigliere e assessore comunale nella giunta Cerqua, oltre che compagno di partito – era molto concreto. Fino all’ultimo s’è messo a disposizione dei meno abbienti per qualsiasi problema, sapeva mettere insieme la gente, così come sapeva tenere unita la famiglia”.