Il nucleare va bene, gli idrocarburi no

A Cop28 si vuole moltiplicare per tre l’energia prodotta da centrali modernizzate, obiettivo: 2050

Tutti bravi a parlare di emergenza climatica. Ma quando si debbono mettere le mani al portafoglio per dimostrare che l’impegno diretto a superare il pericolo del riscaldamento globale ciascuno si fa un più timido. Si insiste con le petizioni di principio. Si ritorna su antiche formule: il nucleare con la fusione nucleare.

La chiacchiera comune è quella sulle rinnovabili da incentivare. Ci si dà il tempo per la prossima re-union a marzo. Ma a spingere realisticamente è il piano per procacciare energia che serve all’industria e alle economie tutte per lavorare attraverso un nuovo innesto di centrale nucleare. Alle facili opposizioni che guardano a Chernobyl (1986), Fukushima (2011), e il disastro a Three Mile Island in Pennsylvania (1979) si risponde che la nuova tecnologia consente di produrre energia attraverso la fusione nucleare con nuovi livelli del tutto sicuri. (Quelle citate erano a fissione nucleare).

E la parola chiave diventa “ transizione “. Si tratta di quella energetica, ovviamente. L’Unione Europea allora annuncia due miliardi trecento milioni per realizzarla. (O per studiarla ulteriormente con applicazioni pratiche?). Gli Stati Uniti ci mettono tre miliardi per quello che è stato chiamato “ fondo per il clima “. E il Papa interviene col suo simplex sigillum veri: usare i soldi delle armi per fame e clima.

Sembrano chiacchiere tra amici e invece sono le conclusioni raggiunte al summit della Cop28 di Dubai. E l’appuntamento per il vero obiettivo pratico e fattibile (ma non meno inquietante del riscaldamento globale) – il ritorno del nucleare – è stato indicato dal premier belga, Alexander De Croo, che con Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) a marzo 2024 organizza il primo vertice mondiale sul nucleare. Questo sempre perché si deve arrivare a zero emissioni.

I due miliardi trecento milioni messi dall’Europa li ha annunciati Ursula von der Leyen. Ma il miliardo annunciato a giugno al Global Green Bond fa parte di questi soldi. Quindi l’Europa non è poi così magnifica. E poi c’è l’eterno problema delle rinnovabili. I tre miliardi americani per il “fondo clima” sono in pendant con il proposito di triplicare l’energia rinnovabile nel mondo entro il 2030 espresso dalla presidenza della Cop 28.

Anche l’Italia annuncia i suoi spicci per il bene della respirabilità della Terra. Con l’Etiopia il nostro paese ha sottoscritto, sempre a Dubai nella Cop28, il “Memorandum of Undestanding” con impegno di sette milioni duecentomila per approvare sei progetti

 

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