L’obiettivo è contrastare il cosiddetto “analfabetismo di ritorno”. Un fenomeno per cui il 35% degli italiani tra i 16 e i 65 anni sarebbero incapaci di comprendere una frase scritta in modo breve e semplice.
Parte da qui la Riforma della Scuola annunciata dal Governo.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge che introduce misure urgenti per la riforma scolastica
Martedì scorso 14 gennaio il Consiglio dei Ministri, su proposta della presidente Giorgia Meloni e del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, ha approvato il decreto-legge che introduce misure urgenti per la riforma scolastica, delineando le Nuove Indicazioni Nazionali (i nuovi programmi) per le scuole elementari e medie a partire dall’anno scolastico 2026-2027.
Il Piano stilato dalla Commissione designata dal Ministro punta a far riscoprire agli alunni il gusto della lettura e ad imparare a scrivere bene con l’obiettivo di garantire un’istruzione sempre più adeguata alle necessità della società contemporanea.
Eppure, da molti la Riforma Valditara è vista come una vera e propria presa di posizione anacronistica e iper-conservatrice, tant’è che ha fin da subito sollevato mille polemiche.
L’intervista di Bruno Vespa al ministro Giuseppe Valditara andata in onda ieri sera su Rai 1
Per questo ieri sera, venerdì 17 gennaio, il Ministro ha ribadito quanto espresso nelle linee guida e rilanciato le sue idee in un’intervista con Bruno Vespa, registrata per il programma televisivo di Rai 1 “Cinque minuti” (CLICCA E GUARDA L’INTERVISTA).
Latino facoltativo alle medie: una sfida logica e culturale
Una delle novità più significative, è senza dubbio il ritorno del Latino come materia facoltativa a partire dalla seconda media.
A parere del ministro, lo studio del Latino è molto più di un semplice esercizio linguistico, in quanto aiuterebbe gli studenti a rafforzare competenze trasversali e logiche, andando alle radici della lingua italiana e del significato delle parole.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara
“Il Latino – ha spiegato durante l’intervista di ieri sera – è la palestra della logica, della ragione, come diceva Antonio Gramsci insegna a imparare.
Credo che sia particolarmente importante perché è alla base della nostra grammatica e poi, diciamolo, studiarlo comporta un minimo di fatica, abituiamo anche i ragazzi a non considerare tutto così semplice, così facile”.
Dalla Bibbia all’Eneide: letture classiche alle elementari
Ieri sera il Ministro ha ribadito l’introduzione nelle scuole elementari della lettura di alcuni brani della Sacra Bibbia, accanto a brani di Iliade, Odissea ed Eneide.
“La Bibbia – ha sottolineato Valditara – è un grande patrimonio culturale, conoscerne alcuni estratti credo che sia molto importante e molto formativo.
Come si fa a conoscere e a capire l’arte e la letteratura italiana senza anche conoscere questi aspetti?”.
Gli esercizi di scrittura a mano contro il linguaggio degli sms
Durante l’intervista il Ministro ha anche posto l’accento sull’importanza della grammatica e degli esercizi di scrittura a mano perché i ragazzi usano soltanto il cellulare e non sanno più scrivere.
“Da questo punto di vista – ha spiegato – ci sono degli studi drammatici, anche dell’Università di Bologna: errori gravi anche da parte di studenti universitari, ragazzi che non sanno più scrivere in corsivo.
Soprattutto è importante ridare significato alla grammatica: negli ultimi 50 anni la grammatica è stata svalutata, la grammatica è cultura della regola, è sapersi esprimere, entrare in relazione con l’altro.
Anche qua c’è uno studio del Censis, commentato dall’Accademia della Crusca, anche questo molto molto drammatico: sono sempre di più gli italiani che faticano a capire quello che leggono e faticano a esprimere ciò che hanno appreso.
Questo anche perché la Grammatica non viene più insegnata adeguatamente”.
Poesie a memoria, croce e delizia delle passate generazioni
“Nell’epoca di Internet e dei cellulari credo che stimolare la memoria, ma anche la fantasia, la creatività, la bellezza di certe immagini poetiche credo che sia doveroso”.
Storia e geografia di nuovo divise, ma con l’intento comune di raccontare l’Italia
“Valorizzare la Storia e valorizzare la Geografia – ha detto il ministro a Bruno Vespa – Pensi che molti ragazzi non sanno neanche dov’è la Palestina, il che la dice lunga.
Molti ragazzi non conoscono Mazzini, pensano che Montale fosse un Presidente del Consiglio.
Anche qui l’importanza della storia, non solo la storia dell’Italia dell’Europa e dell’Occidente, ma principalmente la nostra storia, per capire chi siamo, da dove veniamo, le nostre radici e dove vogliamo andare”.
“Per la Geografia – ha proseguito il ministro – è assolutamente importante la Geografia fisica, la Geografia economica, la Geografia politica, ma la Geografia insegnata valorizzandola”.
Il giornalista Bruno Vespa durante l’intervista al ministro Valditara di ieri sera su Rai 1
La storia della musica come parte integrante del curriculum
Per introdurre il capitolo sulla Musica a scuola Bruno Vespa ha citato la frase di un grande direttore d’orchestra.
“Riccardo Muti dice – ha ricordato Vespa – Gli insegnano a suonare orribilmente il piffero e poi escono da scuola e non sanno neppure chi è Verdi”.
“Ripristiniamo la storia della Musica – ha spiegato il ministro – Noi siamo un paese che ha una tradizione musicale straordinaria, la Musica e l’Arte facciamoli conoscere anche ai nostri ragazzi e ai nostri bambini. Quindi insegnamogli chi era Verdi ma anche come nasce la grande lirica italiana”.
Nell’intervista di ieri sera il ministro Valditara ha respinto le accuse di conservatorismo.
“Ha detto molto bene Antonio Polito: ‘Back to the future’.
Se vogliamo costruire radici solide per il futuro, se vogliamo essere capaci anche di integrare chi arriva da noi, dobbiamo conoscere il nostro passato, dobbiamo conoscere i nostri valori”.
“Le cito solo quest’esempio – ha aggiunto Valditara – Pensi quanto era importante per i romani la cultura della buona fede.
Nel II secolo avanti Cristo, proprio nell’Antico Testamento, primo libro dei Maccabei, si diceva che il popolo di Roma era il popolo della buona fede.
E quanto è importante oggi ritornare ad avere la buona fede con un pilastro valoriale.
Conosciamo anche la nostra storia, i nostri valori di riferimento”.