Due hanno fatto scena muta, rendendo dichiarazioni spontanee.
Il terzo ha invece parlato a lungo rispondendo alle domande.
Tutti si dicono dispiaciuti e giurano di essere estranei ai fatti contestati.
I TRE PRESUNTI ASSASSINI INTERROGATI IN CARCERE A REBIBBIA


Stefano Cena, il giostraio di 65 anni ucciso a Capena
E’ in sintesi questo l’esito dell’interrogatorio di garanzia tenutosi stamane, venerdì 7 novembre, presso il carcere di Rebibbia a carico dei tre arrestati per la morte di Stefano “Luigi” Cena, giostraio 65enne di Capena, deceduto lo scorso 14 ottobre a seguito di un brutale pestaggio avvenuto verso le ore 20,20 del 5 ottobre in piazza Civitucola durante i festeggiamenti del 100esimo anniversario del “Vendemmiale”.
Stamattina i 19enni Mohamed Azzeldin e Raul Gabriel Matei ed il 24enne Lorenzo Agueci, tutti e tre italiani residenti a Capena, sono comparsi davanti al Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Tivoli, Michele Cappai, che ha disposto la misura cautelare in carcere con l’accusa di volontario aggravato in concorso eseguita mercoledì scorso 5 novembre dai carabinieri della Compagnia di Monterotondo (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
I DUE VIDEO CHE INCHIODANO I TRE GIOVANI INDAGATI


Sopra e sotto, due fermo immagine del video dell’aggressione mortale a Stefano Cena
Secondo la ricostruzione della Procura di Tivoli, a inchiodare i tre ragazzi ci sono due diversi filmati.
Un primo video, registrato da una persona che è voluta restare anonima, utilizzando il proprio cellulare, riprende solo una parte dell’aggressione ed ha una durata di 22 secondi.
Il filmato è stato trasmesso alle forze dell’ordine dal sindaco di Capena Roberto Barbetti, al quale a sua volta era stato inoltrato tramite Whatsapp. Il secondo video agli atti d’indagine è stato estratto dal sistema di videosorveglianza comunale installato sulla piazza e riprende tutti gli avvenimenti di quella serata grazie ad una telecamera posizionata però a una certa distanza dal luogo dell’aggressione, per cui le immagini non sono troppo nitide.
Dal video emerge che alcune sequenze del fatto risultano avvenute dietro la giostra dei seggiolini volanti di Rudi Cena, il fratello minore della vittima, ed altre nell’angolo tra altre due giostre, tra cui quella dell’ottovolante di Stefano Cena.
Le immagini del secondo video hanno consentito di ricostruire la scansione temporale degli accadimenti e di individuare senza ombra di dubbio in base al vestiario almeno tre persone autrici del pestaggio.
I carabinieri hanno inoltre acquisito dichiarazioni da varie persone informate sui fatti, in quanto testimoni oculari, consentendo di individuare il contributo di ciascuno dei tre ragazzi nell’aggressione mortale.
LA LITE TRA IL GIOSTRAIO E IL COLLABORATORE DEL FRATELLO


Dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Michele Cappai emerge che quella sera gli animi si accendono a seguito di un battibecco e di una lite occasionale tra Stefano “Luigi” Cena, la vittima, e Mohamed Azzeldin, collaboratore del fratello Rudi Cena, col quale da anni i rapporti sarebbero tutt’altro che idilliaci.
Il 65enne accusa il 21enne di aver regalato gettoni a persone di sua conoscenza che occupavano la giostra senza pagare.
A dire dei testimoni, Stefano Cena avrebbe insultato e minacciato il ragazzo e vi sarebbe stata una prima colluttazione alla quale sono presenti anche Raul Gabriel Matei e Lorenzo Agueci, quest’ultimo fidanzato della figlia di Rudi Cena.
Verso le 20,20 proprio la figlia di Rudi avrebbe aggredito la moglie dello zio Stefano vicino all’ottovolante, la giostra del 65enne deceduto.
A quel punto Stefano Cena sarebbe intervenuto in soccorso della moglie e tra le 20,22 e le 20,23 sarebbe stato vittima di una prima aggressione da parte di più persone, tra cui i tre arrestati.
Le immagini ritraggono Stefano Cena atterrato e colpito, quindi rialzato e allontanatosi per fare ritorno alla sua giostra, accompagnato da una persona intervenuta in suo soccorso.
Dagli atti di indagine emerge inoltre che la moglie del giostraio deceduto viene di nuovo colpita e a quel punto Stefano Cena accorre, ma Lorenzo Agueci, il fidanzato della nipote della vittima, gli si para davanti e inizia a colpirlo.
Lo raggiungono tutti gli altri e si scagliano contro il 65enne assalendolo sulla pedana della giostra e colpendolo ripetutamente mentre è riverso a terra. Terminata la feroce aggressione gli assalitori si dirigono verso il figlio del giostraio accorso in aiuto del padre, il ragazzo prende una transenna per difendersi, ma è costretto a lasciarla immediatamente e a fuggire fino all’arrivo dei carabinieri.
Un’ambulanza del 118 soccorre Stefano Cena e lo trasporta all’ospedale Sant’Andrea dove arriva con un trauma cranico commotivo, la frattura composta della teca cranica, una emorragia subaracnoidea post-traumatica e una contusione polo temporale sinistra e fronto-basale.
IL PROFILO TRACCIATO DAL GIUDICE: “GIOVANI SENZA FRENI INIBITORI”
Giovani senza freni inibitori, pronti a prevaricare a qualsiasi prezzo, costi quel che costi.
Ragazzi giovanissimi tanto spietati da accanirsi contro una persona inerme e già riversa a terra, quanto razionali e capaci l’indomani di tentare di depistare le indagini denunciando la vittima e il figlio.
E’ il profilo tracciato dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Tivoli, Michele Cappai, nei confronti di Mohamed Azzeldin, Raul Gabriel Matei e Lorenzo Agueci, accusati di omicidio volontario in concorso di Stefano Cena e di lesioni personali aggravate ai danni del figlio del giostraio.
Il giudice evidenzia come i colpi siano stati inferti alla vittima unicamente nell’area cranio-facciale, senza che le altre parti del corpo siano state interessate da ematomi, ecchimosi o escoriazioni.
D’altronde, sono i testimoni a raccontare la violenza dimostrata da quei ragazzi che “si muovevano come le api, che vanno e ritornano per colpirlo”, che si sono avventati contro il giostraio dicendogli: “Ti ammazziamo oggi o la prossima volta”.
“La brutalità dell’azione, l’incuranza del contesto nel quale è avvenuta, la banalità delle ragioni che la hanno ispirata, sono elementi che rivelano la totale mancanza di freni inibitori degli indagati, disposti a scatenare la loro violenza e a dare sfogo al loro spirito di prevaricazione a qualsiasi prezzo, costi quel che costi”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
“L’azione posta in essere … – scrive il Gip Cappai – mostra indifferenza verso le sue prevedibili conseguenze e rivela così totale assenza di capacità di apprezzamento del valore della vita umana”.




























