Lâimportante ricerca sul campo condotta dallâassociazione âPeriferieâ, con il contributo provinciale, ha permesso dal 2005 al 2012 la pubblicazione di sette volumi sui dialetti e sulla poesia dialettale nei 121 Centri della provincia, oltre alla pubblicazione delle schede sulle tipologie dialettali (vocabolari, proverbi, toponimi e soprannomi, canti, giochi, gastronomia, testi teatrali e poetici) di ogni comune in internet (sul sito www.poetidelparco.it ).
Nel suo saluto dâapertura il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, ha dichiarato:â”La ricerca effettuata assume, soprattutto in questa fase storica, unâimportanza che non è soltanto tecnica o accademica. Attraverso la riscoperta del patrimonio culturale dei nostri Comuni, valorizzando la ricchezza e la varietĂ delle sue radici, non compiamo solo un lavoro di studio, ma favoriamo una ricostruzione di identitĂ fondamentale per il futuro di tante realtĂ locali aggredite in questi anni da profonde trasformazioni economiche, sociali e urbanistiche. Contribuiamo cioè alla costruzione di una comunitĂ piĂš coesa perchĂŠ piĂš consapevole di se stessa, della propria ereditĂ , delle risorse su cui costruire un nuovo, possibile modello di sviluppo”.
Lâintera opera fa emergere lâintreccio con i saperi popolari (proverbi, toponimi, filastrocche, canti e persino ricette gastronomiche) con la valorizzazione di testi teatrali e poetici che hanno spesso contribuito alla salvaguardia dei dialetti e che in questi due generi hanno trovato spazio di espressione e rinnovata vita.
Il convegno di studi è entrato nel vivo con lâesposizione delle relazioni degli esperti in materia. Primo fra tutti il professor Ugo Vignuzzi, intervenuto sul tema dellâinquadramento generale dei dialetti in uso nella provincia di Roma. Vignuzzi, professore ordinario di Linguistica italiana allâUniversitĂ Roma âLa Sapienzaâ, ha affermato che ÂŤla provincia di Roma, la cui configurazione attuale risale agli anni Venti del 1900, dal punto di vista dialettologico rappresenta un vero e proprio patchwork, se non addirittura in qualche modo un puzzleÂť.
I volumi sono frutto di un lavoro unico in Italia: non esiste una raccolta cosĂŹ vasta in nessunâaltra provincia ed è fondamentale la sua pubblicazione integrale su internet.
Molto partecipato, inoltre, lâintervento del poeta e scrittore Alessandro Moreschini di Castel Madama che ha permesso al pubblico in sala di fare un tuffo nel passato attraverso un excursus nei passatempi e giocattoli piĂš usati di un tempo, rinnovando la memoria e lâamore per le tradizioni popolari e i giochi di una volta, soppiantati al giorno dâoggi da videogiochi, televisione e computer.
Allâinterno del convegno ha trovato spazio anche un momento dedicato ad un aspetto particolare della cucina tipica della provincia di Roma.
Frizzanti e divertenti poi le interpretazioni teatrali di Benedetto Lupi, Natalia Mercuri e Patrizia Sbraca del gruppo teatrale âAlter Egoâ di Subiaco nello âScherzo in chja-chjo-chjuâ e di Aurora Fratini, della compagnia teatrale âIII Millennioâ, di Sambuci in âA pantasima âegliu casteglioâ, in cui ha interpretato ben sette personaggi.
In materia di suoni, musiche e canti popolari, infine, Marco Giardini ha intrattenuto i partecipanti sulle âreganelle e ttricche e ttraccheâ di SantâAngelo Romano, mostrando il loro funzionamento.
Bisogna, dunque, far crollare il pregiudizio che ci fa pensare al dialetto come a una âlingua di serie Bâ rispetto allâitaliano. Il dialetto, da un punto di vista glottologico, è un idioma a se stante. Non è una derivazione dellâitaliano, come molti ancora credono, ma una lingua di pari dignitĂ allâitaliano, che si è evoluta parallelamente a questo, direttamente dal latino. Con il dialetto si può far ridere, ma anche commuovere.
Occorrerebbe procedere ad una tutela incisiva di quanto è esistente, parallelamente ad un rilancio. Non quindi un lavoro proteso esclusivamente verso il passato, ma con lo sguardo avanti, per le generazioni future. Si tratta, cioè, di non trasformare il dialetto in un bene da riporre in un museo, ma in un patrimonio da tramandare e da far apprezzare in tutta la sua ricchezza e valenza culturale.
Innanzi tutto, parlare in dialetto senza vergogna, senza timore di sembrare poco colti. Si padroneggia uno strumento linguistico autonomo ed occorre divulgarlo ai giovani. Poi lasciare che i ragazzi stessi provino a parlarlo, senza correggerli, ma incoraggiandoli.
(Gi. Fe.)
Chi è Alessandro Moreschini
Poeta in lingua e nel dialetto di Castel Madama, Alessandro Moreschini, nato a Castel Madama nel 1938, vive a Tivoli da molti anni.
Ha svolto attivitĂ lavorativa a Roma. Ex assessore allâIstruzione al comune di Tivoli.
Ha pubblicato le raccolte poetiche in italiano âCamminareâ (1971) e âSazio dâerbe amareâ (1976). In dialetto âCuturuni cuturuni pe lla pallatanaâ (1983), âCasteju bbeju tuttu vantuâ (1986), âE come chi non pareâ (1993), preceduta nel 1988 da âE tu mâaccordiâ (antologia poetica) in lingua e in dialetto, seguita da âTaratabassucaâ (1995) e nello stesso anno da âA chi sgòbba la gòbba a chi arobba la robbaâŚâ (proverbi, modi di dire, frasi idiomatiche, termini di paragone e soprannomi).
Autore del romanzo âLâultimo degli Equiâ (2000) e dellâopera in tre volumi âAvviamento allo studio del dialetto nel comune di Castel Madamaâ (2005).
“Nònnemo”
Spissu
a llâappummissu,
a la piazza d j-ulimu,
stea lâore mutu a vardĂ
le cose e la ggènte che jea
e venea
co ju sicaru âm-mocca.
Caâ unu, passènno,
ju chiamea pe nnòmeâŚ
Issu âi responnea co j-occhi
e sbattea ju pède pe ttèra
come peâ ddine:
Soâ vivu,
ancora ce stòne.
“Mio nonno”
Spesso, /dove la piazza dellâolmo è piĂš al riparo, /stava per ore muto a guardare /le cose e la gente che andava e veniva /col sigaro in bocca. /Quando uno, passando, /lo chiamava per nome⌠/Lui gli rispondeva con gli occhi /e sbatteva il piede per terra /come per dire: /Sono vivo, /ci sto ancora, io.
(trad. V. Luciani)