Emiliana: “In sella alla mia Virago sento l’odore della libertà”

“A volte ho persino litigato con la mia moto, l’ho portata con me a lavoro e un paio di volte m’ha lasciato a piedi, così le ho detto: Sai che c’è? Rimani a casa!”. Da queste parole traspare il rapporto simbiotico di Emiliana con la sua Virago 535, che il sole di una calda mattinata accarezza in tutti i suoi particolari. Sulla moto appare sicura e solare, orgogliosa ci mostra lo stemma sul suo gilet in pelle: MPM Roma Club, quello che definisce la sua “famiglia”.

La incontro nel punto di ritrovo del club, l’H24 di Silvano Levantini, a Guidonia, dove i membri organizzano raduni e viaggi dedicandosi anche a progetti di solidarietà a favore  dei bambini affetti da malattie rare.
La figura della donna associata ad un club di motociclisti è certamente insolita, Emiliana è una delle pochissime che fanno da supporter all’organizzazione, che, simbolo d’identità, fratellanza e rispetto, rappresenta per i membri una vera e propria famiglia.

“Quando esco in moto mi emoziona vedere i bambini piccoli che mi salutano dalle macchine, è una cosa che mi fa sciogliere”, racconta Emiliana mettendo da parte l’atteggiamento da dura che da fuori potrebbe trasparire osservando il suo look e la sua moto: “Cerco di mantenere un giusto equilibrio. Avendo due bambini ed essendo per loro un punto di riferimento, tengo molto a certi valori per costruire il loro futuro. Nel tempo libero tiro fuori la parte di me che ama la moto, per creare un momento solo mio. Sono madre, donna e anche una ragazza che vuole vivere”. 

 

Qual è stata la tua prima moto?
“Una Cagiva, una Supercity 50, che dividevo con mio fratello più piccolo. Mio padre è meccanico appassionato di moto, i suoi racconti di quando viaggiava per lavoro mi hanno portato a sognare ad  occhi aperti”. 

 

Poi c’è stato un momento di svolta nella tua vita.
“Sono venuta a Roma per studiare giurisprudenza, ma ho mollato tutto e ho avuto il mio primo figlio, mi sono dedicata a lui, come poi alla seconda bimba. Tre anni fa ho riaperto quel cassetto dove si tengono nascosti i sogni ed è riapparsa la moto”.

 

Parlami della tua Virago 535.
“Ha una storia tutta particolare. L’abbiamo praticamente raccolta per strada, aveva solo il motore, il resto era tutto da risistemare. Insieme agli altri membri del club l’abbiamo ricostruita, comprando un pezzo per volta. Essendo un tipo di moto che si presta alla personalizzazione, ho ricercato la particolarità, la diversità, l’ho adattata su di me”.

 

L’hai ricostruita con le tue mani?
“Il primo a farla rinascere è stato il presidente del nostro club, Massimo Morelli, che ha rifatto l’impianto elettrico, facendo in modo che la moto camminasse. Poi l’abbiamo ricostruita insieme agli altri membri del club”.

 

Qual è il modello dei tuoi sogni?
“Mi piacerebbe acquistare un’Harley, in particolare una Sposter Low, piccola e prettamente femminile”.

 

Cosa dicono i tuoi figli di questa passione?
“Il maschietto ama molto l’idea della corsa, del vento, di sfidare la velocità…
La piccola è molto entusiasta, con le belle giornate mi chiede sempre di andarla a prendere a scuola in moto”.

 

Quale viaggio sulle due ruote ti è rimasto più a cuore?
“Essendo la mia una moto pacata, mi permette di godermi il paesaggio, quindi basta avvolgere la tenda e partire! Ho fatto molti viaggi con il club, in tutta Italia e anche all’estero in Austria, per me è come una grande famiglia. Di ognuno porto qualcosa dentro”.

 

Un viaggio che sogni di fare nel futuro?
“Tornare a casa mia in Calabria, a Cetraro, il paesino in provincia di Cosenza dove sono cresciuta. Sono curiosa della faccia che farebbero lì, a vedermi in sella alla mia moto”.

 

Quali sensazioni ti attraversano quando sei sulla tua Virago?
“Sento l’odore della libertà, mi sento viva e forte per affrontare ogni cosa… il rombo del motore vibra e dà calore,  una sensazione fantastica che si può capire solo provando.   In una strada di campagna si percepisce il profumo della natura, si aprono i polmoni, si respira aria nuova, sincera”.

 

Come ti rapporti al rischio della strada?
“Per guidare al meglio bisogna avere sempre un minimo di paura, che è utile per evitare di farsi prendere dalla velocità e rischiare. Sulla strada bisogna usare la testa”.

 

Donne e moto, come vedi questo binomio?
“Le due ruote sono sempre state viste prettamente al maschile, anche se le donne in sella alla moto stanno davvero bene! Hanno una loro figura, un loro modo di essere”.

 

Come ti sei avvicinata alla passione per le arti marziali?
“Ero in palestra per fare Kick Boxing, poi per caso mi hanno invitata a provare una lezione di Taekwondo e da quel momento non ho più mollato, è uno sport completo: comprende ginnastica, autodifesa, tecnica. Ritrovo nella disciplina i valori con cui sono stata cresciuta, praticandola mi sento rispettata e parte integrante di quello che è”.

 

Quali valori vorresti trasmettere ai tuoi figli?
“Il rispetto, la fratellanza, la sincerità, il valore della famiglia”.

 

Progetti futuri?
“Carpe diem! Ho imparato a vivere la vita così, perché quando inizi a pensare al futuro e ti accorgi che c’è qualcosa nell’ingranaggio che scivola, si crea una certa delusione in base alle aspettative. Se invece prendi quello che ogni giorno ti dà, pensi che il tuo futuro possa essere immenso e grandioso”.

 Marta Rossi

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