MONTEROTONDO – “Avrei voluto essere un poeta”, il romanzo dedicato ad Alberto Moravia

Barbara Pastorelli presenta l'opera in occasione del 34esimo anniversario della morte del grande scrittore

Sabato 28 settembre, a Monterotondo, alle ore 18, presso la libreria Ubik, in Via Adige 2A, in occasione del 34esimo anniversario della morte di Alberto Moravia, sarà presentato il romanzo “Avrei voluto essere un poeta” di Barbara Pastorelli, edito da EMIA Edizioni.

Dialoga con l’autrice Marianna Mariotti. Legge brani tratti dal libro Filomena Viglietti. Interviene Giuseppina Pastorelli.

1990. Giacomo, detto Mino, è docente di lettere presso un liceo romano. Il 26 settembre di quell’anno la notizia della morte di Alberto Moravia dà l’avvio, attraverso i ricordi di Giacomo, a un racconto intessuto di memorie riguardanti gli eventi del 1943, la fuga da Roma di Mino con la sua famiglia, il rifugio in mezzo alle montagne, nel luogo in cui Moravia trovò riparo, nello stesso periodo, insieme con la moglie Elsa Morante.

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La trama, che non lascia il tempo di respirare, per quanto incalzante e ritmata da episodi, fatti e Storia, è un crescendo di coinvolgimento. Le ambientazioni, i personaggi, lo stile, i dialoghi, la contestualizzazione ed i temi narrati si chiudono a cerchio in maniera armoniosa e proporzionata, lasciando nel lettore la voglia di metabolizzare la lettura e di incuriosirsi oltremodo nei riguardi di un pezzo di storia italiana, personale e collettiva insieme.

“Bella”, nel senso pieno, e classico, del termine, e genuina, propria di un modo di procedere in cui oralità e scrittura vanno a braccetto. Il merito principale di questo libro è anche quello di rievocare il 1943, anno cruciale per la storia recente del nostro Paese, attraverso le “sagge” parole, dette e scritte, di due giganti della letteratura e attraverso gli occhi “da carta assorbente” di un bambino che, suo malgrado, nostro malgrado, quegli anni li ha sofferti quasi come un macigno, ma che in età matura gli ha poi consentito di seppellirli riscoprendo sé stesso oltre la Storia stessa.

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Perché, come scrive l’autrice, “dalla guerra e dalla violenza non si può tornare indietro e una qualsiasi ricostruzione, un qualsiasi dopoguerra, quando arriverà, dovrà fare sempre i conti con un passato che avrà cambiato per sempre il nostro futuro”.

Oggi come ieri, appunto.

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