Guidonia – Al Tiburtino successo perl’ultimo libro di Catena Fiorello

Tanto pubblico per la presentazione dell’ultimo lavoro di Catena, che si è presentata solare e disponibile, accompagnata dal titolare di Candido Alfredo Zenga.

 

Catena, lei ha scritto 3 libri. Tra Picciridda e Casca il mondo, c’è un balzo in avanti poderoso. Non solo temporale, ma anche di contesto, di ambienti, di colori. Perché?
“Mi sono sempre detta che se uno scrittore non sa cambiare registro, vuol dire che non si sa mettere in gioco. E’ facile per me fare letteratura di genere e scrivere sempre della Sicilia. Questa è stata una prova: quale mondo più lontano per me da descrivere che quello della borghesia romana, di donne piene di sé, di rapporti da tessere in maniera incessante. Ad un certo punto ho sentito il bisogno di raccontare qualcosa che non conoscevo. Nel prossimo libro sarò un uomo, un sessuomane, un alcolista debosciato. Chi lo vorrebbe un uomo così? Forse nessuno, ma in realtà io non lo so perché non so che uomo c’è dietro questi aspetti”.

 

Chi è Vittoria, la regina di Roma?
“E’ innanzitutto una rivelazione, non solo per il lettore ma per se stessa. All’inizio del romanzo è odiosa. Di donne come Vittoria ne vedevo tante nelle feste romane e a un certo punto ho cercato di descriverla. Poi è successo che mentre la raccontavo mi sono affezionata a lei e alla sua umanità. Il suo passato è importante: scappa da un paese di 2mila abitanti, dalla povertà, da una madre passiva e da un padre-padrone che cerca di violentare anche la figlia. Scappa e arriva a Roma con un unico obiettivo: riscattarsi. A Roma è un carroamato. Trova un marito ricco, potente da incastrare e finalmente sdoganarsi, in Alberto del Giusto, avvocato penalista figlio di una contessa. Inizia a frequentare queste case popolate di personaggi influenti e ne diventa la bellissima regina dei salotti. Il libro si apre con lei che incontra l’amante di suo marito davanti ad una vetrina di via Condotti. Un anno prima aveva scoperto il tradimento tramite alcuni sms. Poi per un anno si perdono di vista. Un anno in cui sono successe tante cose. Non solo a Vittoria, che è cambiata moltissimo, ma anche a questa rivale.
Vittoria si presenta sotto falsa identità e inizia il rapporto. Pensa di essere furba e che riuscirà a capire se il rapporto è finito oppure no. E invece la situazione si ribalta. Vittoria perde tutto, prime fra tutte le sue certezze.
Quella donna comincia a raccontare del suo amante e della moglie del suo amante. Come ci si sente a vedersi descrivere dall’amante di tuo marito? Se scopri che questo quadretto è totalmente diverso da quello che pensavi, chi ha ragione? Lei o tu? Vittoria è costretta a guardarsi allo specchio e vedere la sua vera immagine. E da lì inizia il libro. Nella parte finale questa donna dimostra tutta la sua grandezza. La verità è che simpatizzo per i peccatori. Chi è troppo perfetto mi fa paura”.

 

Lei dice di scrivere per ribellarsi a se stessa. Perché?
“Sono una terza figlia che ha cercato sempre il consenso dei genitori. Rosario, il primo figlio maschio…figurati. Anna, la prima figlia femmina…ha un ruolo anche lei. Giuseppe, l’ultimo…il piccolino. Io non rappresentavo alcuna novità: ho lottato tutta la vita per trovare il consenso dei miei. A scuola ottimi voti, nello sport perfetta. Tutto per i miei genitori. La scrittura è la mia forma di ribellione”.

 

C’è molta ammirazione nelle sue parole per i suoi genitori, Nicola e Sara.
“L’ammirazione per loro nasce per la grande difficoltà economica che hanno superato riuscendo a crescere tutti e 4 senza avercelo fatto pesare mai. C’era solo uno stipendio, quello da finanziere di mio padre, i soldi non c’erano mai e si mangiava pasta e patate, fegatini di pollo, ali di pollo. Cosa da poveri, insomma. Eppure sono riusciti a fare sacrifici che, solo a pensarci, resto ammirata. Eravamo sempre vestiti bene, abbiamo potuto studiare tutti e 4. E nonostante tutto papà era sempre sorridente, elegante, signorile”.

 

Ora è tutto diverso. Rosario è quasi un simbolo. Giuseppe è molto famoso e lei stessa ha ottenuto grandi risultati.
“Non c’è stato nessun cambiamento nelle loro vite come nella mia, lo spirito della persona è rimasto quello di un tempo: i ragazzi di Augusta che ancora oggi si meravigliano quando vedono uno con la Ferrari anche se se la potrebbero permettere. Loro sarebbero a disagio a giraci. Anche se, per inciso, va detto che se paghi le tasse regolare come fanno loro due fai fatica a pagarti una Ferrari. La metà di quello che guadagnano lo donano allo stato”.

Condividi l'articolo:
LEGGI ANCHE  TIVOLI - Ex Cartiera Amicucci, partiti i lavori: sei mesi di divieti in Centro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.