Tivoli – In arrivo nuovi richiedenti asilo. Sit in di protesta a Villa Olivia

Sit in di protesta davanti Villa Olivia contro le voci del probabile arrivo di nuovi richiedenti asilo nella struttura di via Tiburtina che già ospita un centro di accoglienza. Non si conosce ancora il numero preciso né la struttura destinata ad accoglierli, ma la notizia è stata sufficiente per far scattar la protesta di un gruppo di giovani, organizzato sotto il nome “cittadini di Tivoli”.

Lunedì mattina la manifestazione di fronte all’ex sede centrale della Asl RmG convertita recentemente a centro di accoglienza (poche settimane fa posta sotto sequestro, in parte, per dei lavori abusivi). I giovani hanno così deciso di monitorare la situazione, avviando una raccolta firme, con un banchetto fisso a piazza Santa Croce, per chiedere “la riconversione della struttura a beneficio di servizi utili alla cittadinanza tiburtina”. “Quella che paga le tasse”, dice Federico Rapini, un esponente locale di Casapound, che però vuole precisare quanto la battaglia sia “totalmente trasversale sul piano politico”.

 

Prima i tiburtini

“Crediamo che la periferia est di Roma sia sottoposta in maniera spropositata a questo genere di realtà – dice -, non conosciamo nemmeno in dettaglio la provenienza di questi immigrati, ne tantomeno se abbiano effettivamente diritto alla tutela internazionale. Quindi, in queste condizioni, crediamo che dovrebbero venire prima i tiburtini, poi gli altri”. Federico, insieme ad un nutrito gruppo di ragazzi, ha quindi deciso di non restare a guardare. Visto il “successo” ottenuto dai residenti di Settecamini, che a seguito di numerose proteste hanno ottenuto la sospensione di un centro d’accoglienza a via Quintiliolo. “In soli due giorni abbiamo raccolto già duecento firme -, continua Federico -, abbiamo il permesso fino a domenica e credo che otterremo un buon risultato visto che molta gente è d’accordo con noi”.

 

Il lungo viaggio dei richiedenti asilo

E le proteste non fanno certo bene a chi organizza a livello centrale l’accoglienza per le migliaia di persone che in questi giorni arrivano in Italia, e a Roma. Soprattutto se si pensa che il primo obbiettivo del progetto ministeriale Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), è proprio l’integrazione delle persone accolte.

La sospensione del centro di Settecamini ha fatto transitare i “futuri” ospiti nella struttura di Torre Maura. Altri in attesa di collocazione, dovrebbero essere distribuiti nei vari centri del territorio di Roma (ne esistono circa 50 su tutta la provincia), in strutture già aperte e con disponibilità di posti. “Quello che mi ha spinto nel sostenere la battaglia di questi ragazzi, a cui sono stato inviato, è senza dubbio la richiesta di una più equa distribuzione del fenomeno su tutto il territorio romano – spiega Alessandro Petrini, recentemente eletto al consiglio comunale con il partito di Forza Italia -. La periferia est è già sottoposta a troppi problemi e disagi, e questo non va bene. Dall’altra parte non c’è nulla contro chi arriva qui da paesi lontani, ma piuttosto si punta il dito contro chi gestisce la situazione dei centri, cooperative in primis”.

 Veronica Altimari

 

 

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