Tivoli – Senza stipendio da due mesi. Operatori socio sanitari sul piede di guerra

Due mesi di stipendio arretrato e un futuro non molto roseo per i dipendenti delle cooperative che gestiscono il servizio socio sanitario di Tivoli. A maggio si sono dovuti accontentare del 20% dello stipendio di aprile, mentre per il restante c’è solo una promessa di “pagherò”. “Siamo stufe, c’è anche chi tra noi non ha nemmeno i soldi per comprarsi da mangiare, o è andato in rosso con la banca – racconta A., una delle operatrici socio sanitarie del consorzio Valcomino, che per timore di ripercusisoni preferisce restare anonima -. Se la situazione non cambia, siamo anche disposti a bloccare totalmente il servizio. Forse è l’unico modo per far sentire la nostra voce”. Una decisione non certo facile da prendere, se si pensa che ill servizio offerto da queste cooperative è assistenza domiciliare ad anziani e disabili.

 

I sindacati da Proietti

Domani le sigle sindacali incontreranno il sindaco Proietti e l’assessore ai Servizi sociali, Maria Luisa Cappelli. Sul tavolo, la ricerca di una soluzione che smorzi la situazione attuale, visto che rischia solo di peggiorare. Se da un lato ci sono gli stipendi bloccati, dall’altro ci sono le cooperative che lamentano forti arretrati da parte del Comune di Tivoli. “La coop Proximus lamenta un credito di circa 700mila euro e le altre tre che operano sul territorio dovrebbero aggirarsi intorno alla stessa cifra – spiega Alessandro Purificato, un rappresentante delle sigle sindacali -. Certo, vanno verificate molte cose, ma le cooperative hanno un mandato di servizio lungo tre anni, e non possono lasciare i lavoratori senza stipendio”.

 

Il bando del 2013

Nell’agosto del 2013 il nuovo bando di attribuzione mette il servizio nelle mani delle cooperative guidate dai consorzi Valcomino e Solco. Quello che un tempo era gestito unicamente dalla cooperativa Quadrifoglio, oggi se la “spartiscono” quindi in due. Assimilati i lavoratori, ci sono però state delle ripercussioni su contratti e stipendi, mettendo a rischi, di conseguenza, la qualità del servizio offerto. “Ho ridotto il mio orario da 24 a 21 ore alla settimana, non mi garantiscono più il rimborso per la benzina, che dovrebbe essere un nostro diritto, a fronte dei 60 chilometri che faccio ogni giorno per svolgere il mio lavoro”, continua A. Ma fino allo scorso marzo, almeno gli stipendi venivano accreditati ogni 25 del mese. Poi si è passati con pagamenti a 60 giorni, ed ora “rubinetti chiusi” da oltre due mesi. Probabilmente la prima vera grana da risolvere per Proietti.

 

Veronica Altimari

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