E’ bastato girare le telecamere installate tre anni prima per agire indisturbati. Dopo il furto del 2009 e quelli del 2011, arrivò a Mentana Anna Filiali, unica figlia di Antonia Fiermonte e René Letourneur e dunque figlia putativa di Zwobada. La donna si prese carico di fondere di nuovo i bronzi a proprie spese – circa 15 mila euro a busto – ma chiese all’amministrazione garanzie sulla sicurezza dell’area e un sistema di telecamere. Nonostante le telecamere, resta la facilità di accesso dalla parte posteriore del cimitero. Un gioco da ragazzi scavalcare ed entrare diretti nel mausoleo.
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Le statue considerate originali a tutti gli effetti
Le statue riprodotte – va spiegato – si intendono originali. La legge prevede che da un calco originale (cioè quello fatto da Zwobada), possano essere fuse sette volte delle opere che vengono considerate tutte originali. Dopodiché il calco viene “biffato” e ulteriori opere verrebbero considerate “non originali”.
Le 6 teste posizionate su altrettanti cippi, raffigurano gli amici dell’artista francese e della moglie italiana Antonia Fiermonte, prematuramente scomparsa all’età di 42 anni e naturalizzata francese in forza della legge fascista che privava della cittadinanza italiana le donne che sposavano un cittadino straniero.
I bronzi rappresentano le teste di: Luise de Vilmorin, scrittrice e amica di Zwobada; André De Vilmorin, amico ed estimatore dell’artista; Pierre Chardourne, amico medico; Paule Herbé, architetto e urbanista francese; René Letourneur, primo marito di Antonia Fiermonte; André Caplet, direttore d’orchestra e compositore.
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L’arte di Zwobada legata alla città garibaldina
Il 6 aprile del 1996 tutte le opere sono state consegnate, per la conservazione, all’allora sindaco di Mentana Luigi Cignoni e a chi sarebbe venuto dopo da Anna Filiali, unica figlia di Antonia Fiermonte e René Letourneur e dunque figlia putativa di Zwobada.