Un impianto al collasso
Stormi di gabbiani, cattivi odori ed un continuo via vai di tir: questa è Rocca Cencia. Proprio dove l’Ama, la municipalizzata di Roma Capitale, vorrebbe far sorgere il nuovo eco distretto.
Uno stabilimento al collasso. Cumuli di rifiuti indifferenziati che stazionano per giorni, talvolta anche per un’intera settimana, prima di essere smaltiti. Operatori costretti a saltare le corse a causa dei guasti ai mezzi. Una realtà apocalittica raccontata nei minimi dettagli dall’Agoa, neo agenzia giornalistica operatori Ama, in constante contatto con i residenti dei quartieri limitrofi: “Quasi quotidianamente ci inviano foto o richieste di delucidazioni sulla nostra pagina Facebook – spiegano –, così cerchiamo di fornire risposte più dettagliate possibili”.
Odori nauseabondi
Rifiuti anche da altre zone di Roma
Il polo di Rocca Cencia accoglie al suo interno i rifiuti provenienti dall’est romano, parte del sud ed anche alcuni quartieri più centrali. E se da un lato gli impianti non sono sufficienti, dall’altro non lo sono neanche i mezzi a disposizione. “Il 25% degli operatori saltano i propri turni a causa dei guasti ai mezzi – spiegano –. In questo modo l’immondizia si accumula intorno ai cassonetti e l’azienda è costretta a pagare due operatori, insieme all’uso di una camionetta, per raccoglierli a mano. Un’operazione che può costare intorno ai 500 euro a modulo, ovvero a giro”.
Il via vai dei Tir
Ma gli scandali non finiscono qui: “In tutto il Lazio non esistono impianti sufficienti a trattare i rifiuti – continuano a spiegare –. Così ogni giorno, solo per Rocca Cencia, passano circa 40 tir che li caricano per portarli negli impianti del nord”. Stabilimenti che si trovano in Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. Un vero e proprio peso per le casse comunali, che ammonta a circa 90 milioni di euro all’anno. “Questi soldi potrebbero restare qui nella Capitale ed essere investiti per un vero progetto di riciclo – concludono –, ma sembra che non ci sia la volontà politica di farlo”.
l.l.g.