La prima è andata in scena al teatro Ramarini di Monterotondo nella serata di sabato 9 maggio, a cui è seguita una replica nel pomeriggio di domenica 10. In entrambe le date la compagnia è riuscita a registrare il sold out, richiamando spettatori dalle città limitrofe e anche dalla capitale.
La storia racconta la vicenda di Margherita e Lucia, due sorelle molto diverse tra loro per carattere e visione della vita.
Durante una visita alla tomba della bisnonna nel cimitero “Per Lasciarsi”, le due sorelle resteranno chiuse all’interno del camposanto assieme a uno stuolo di personaggi con i quali condivideranno un’esperienza da brivido: infatti entreranno in contatto con gli occupanti del cimitero, i quali si dimostreranno essere molto più vivi che morti per abitudini e modi di fare, tanto da far sbocciare sentimenti sentimenti e scatenare cambiamenti nell’animo dei vivi. E mentre pian piano il confine tra la morte, lo spazio e il tempo, si riveleranno essere solo labili confini partoriti dalla mente umana, un inaspettato colpo di scena finale capovolgerà tutta la vicenda ponendola sotto un differente punto di vista rispetto a quello iniziale.
Così battute fresche, attori carismatici e sentimenti profondi, si intrecciano magistralmente sul palco dando vita a una vera e propria Commedia-Cimiteriale, in cui si rischia di morire dal ridere tra una riflessione e l’altra.
Calato il sipario Tiburno ha incontrato la regista Barbara Gizzi e le attrici Silvia Ricotta e Maria Luisa Fravili.
Silvia, siete passati dai teatri parrocchiali a quelli cittadini: come hai vissuto questo balzo?
“Per la prima volta da quando mi cimento nel teatro amatoriale, ho conosciuto la responsabilità di soddisfare un pubblico attento e molto più esigente. Ho conosciuto la bellezza di vivere il palco in maniera più responsabile, l’importanza di lavorare in gruppo in maniera più cosciente, la realtà di vivere una compagnia completamente diversa da qualche anno fa. Se volgo lo sguardo al passato, non ritrovo più dei ragazzi che si accostano al teatro per puro divertimento, ma uomini e donne che lo vedono come una passione che gli aiuti a crescere e a mettersi alla prova”.
Maria Luisa, la vostra è una compagnia che si è formata spontaneamente quando eravate liceali. Che consigli ti sentiresti di dare a chi vorrebbe intraprendere la vostra strada?
“Se dovessi consigliare un percorso simile al nostro, consiglierei di intraprenderlo con le persone giuste. Come ho detto anche la sera dello spettacolo, il nostro grande merito (mio e della mia socia Silvia Ricotta) è di aver formato un gruppo incredibile. Bisogna lavorare tanto e soprattutto nei momenti in cui tutto va male e avresti voglia di mollare tutto: quelli sono i momenti in cui si vede la vera passione e l’amore per il teatro. Bisogna sempre tenere duro e crederci: prima del debutto al Teatro Ramarini ne abbiamo viste di tutti i colori, ma non ci siamo mai arresi e con umiltà siamo andati avanti lavorando sul progetto, ma soprattutto su noi stessi”.
Barbara Gizzi, un commento all’epilogo di queste due magnifiche serate?
“Quando arriva la notte, dopo ogni spettacolo a cui si giunge scavalcando montagne di paure e di difficoltà, lì in fondo alla platea spegniamo i mixer e sul palcoscenico si tira il sipario. La vita merita di essere vissuta anche solo per serate così, perché il duro lavoro, lo sforzo di ognuno ha reso possibile la felicità degli spettatori per un paio d’ore. “Tutto, ogni sforzo che fa l’uomo per dare un senso alla vita, è teatro”. Si spengono i mixer e le rotelle e le cellule di ogni parte del corpo sono già al lavoro per il prossimo spettacolo”.
Eugenio Nuzzo
La Compagnia a Casa di Silvia è composta da: Maria Luisa Fravili, Valeria Cimaglia, Alessandro De Paolis, Silvia Ricotta, Noemi Colaprisca, Claudia Sciarra, Emanuele Adriani, Riccardo Lodi, Simona Paciletti, Alessandra Giovannetti, Daniele Caravello, Claudia Cimaglia.
Hanno collaborato: Federica Agostini, Giulia Baccani, Martina Colafigli, Elisa Sframeli, Alessandro Lucisano e Eugenio Nuzzo.