Chi era Mauro Simeoni
Mauro Simeoni era nato il primo marzo del 1962. Dopo aver frequentato la Scuola allievi sottufficiali ed essersi arruolato nell’Esercito, era entrato nei Reparti Speciali. In 14 anni di carriera aveva conseguito molti diplomi e brevetti di alto livello, viaggiando spesso tra l’Europa e gli Stati Uniti.
Era diventato un istruttore all’ardimento tra i più qualificati e negli ultimi anni era di stanza a Cesano. Presso quella struttura specializzata passavano tutti gli allievi dei reparti speciali delle forze militari organizzate: Guardia di Finanza, Carabinieri ed Esercito. Mauro Simeoni era una persona autorevole, ma ben voluta dai suoi allievi che spesso gli riportavano un ricordo dai loro paesi di origine.
L’incidente sul lavoro
Quella maledetta mattina del 23 giugno 1995 era dovuto andare alla Cecchignola, perché erano arrivati cento allievi e stava montando la torre di ardimento necessaria per le esercitazioni.
La “prova di ardimento” consiste nel lanciarsi da una torre imbragati ad un cavo lungo circa 150 metri. Durante lo scorrimento lungo il cavo l’allievo deve eseguire alcune manovre essenziali per reagire ad una eventuale emergenza. E’ un esercizio che mette davvero a dura prova l’autocontrollo, perché l’emozione provocata dal vedersi sospesi e, soprattutto, dal lanciarsi da fermi e a freddo, da un’altezza di circa 18 metri, è certamente una cosa non del tutto usuale.
Cosa sia successo a Mauro Simeoni ancora non è chiaro dopo tutti questi anni. Il giovane maresciallo è morto a 33 anni dopo 33 giorni di agonia. La famiglia non si è mai data pace in tutti questi anni. Com’è possibile che un militare esperto come lui sia salito sulla torre senza imbracatura?
A sostenere la famiglia in questa battaglia per l’intitolazione di una piazza, anche Andrea Fagiani, maresciallo capo artificiere dell’Esercito, che è stato allievo di Mauro Simeoni.
“È doveroso ricordare un uomo giusto, pieno di entusiasmo per la sua bandiera, fiero di essere nato in questa grande nazione come lo testimoniava quando andava all’estero a fare dei corsi – spiega Fagiani – e comunque è un nostro grande gesto ora testimoniare ad un grande uomo e un grande militare dell’Esercito, intitolandogli la piazzetta della scuola, che sia esempio a tutte le future generazioni”.