Guidonia – L’uomo di Neanderthal più antico? Quello della Valle dell’Aniene

A rivelare la scoperta fu lo scorso novembre uno studio condotto dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, in collaborazione con le Università Sapienza di Roma e Madison-Wisconsis, pubblicato su Quaternary Sience Reviews.
Grazie all’applicazione di una metodologia di indagine geologica basata sullo studio delle variazioni del livello del mare durante le epoche glaciali e la loro influenza sui processi di deposizione dei sedimenti fluviali nell’area romana – hanno spiegato dall’Ingv -, si è giunti a una revisione dell’età del sito della valle dell’Aniene di Saccopastore a Roma, dove nel 1929 e nel 1935 furono rinvenuti due crani di Homo neanderthalensis.

A questi resti fu attribuita un’età di circa 125.000 anni che li rendeva la più antica testimonianza della presenza del Neanderthal in Italia, almeno fino alla recente datazione, a circa 150.000 anni, dei resti rinvenuti in Puglia, in una grotta ad Altamura (Bari). A scoprirlo, un team di geologi, geocronologi, paleontologi e paletnologi coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con l’Università di Roma La Sapienza e l’Università di Madison-Wisconsis.

 

“I crani – ha commentato Fabrizio Marra, ricercatore dell’INGV e autore principale della pubblicazione – sono stati ritrovati in una cava di ghiaia fluviale sulle sponde dell’Aniene, poi sepolta per costruire gli edifici che oggi costeggiano la Tangenziale Est all’altezza di Via Asmara, poco prima del Ponte delle Valli. Oggi, a seguito delle modifiche antropiche dell’area, non è più possibile osservare la stratigrafia evidenziata allora. Anche se proprio i tagli per la costruzione della tangenziale hanno consentito di mettere in luce i terreni circostanti l’area di Saccopastore e i rapporti tra sedimentazione e oscillazione del livello del mare durante i periodi glaciali nell’area di Roma”.

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