Ottantaquattro finora le domande presentate, quasi quattrocento utenti hanno scaricato il bando di partecipazione attraverso il quale verranno selezionati i 58 allievi ammessi ad un percorso didattico dedicato alleducazione civile e alla cultura della sicurezza, della protezione sociale e aziendale. Sì, perché dallAccademia al termine del biennio ciascun cadetto uscirà formato e certificato con oltre 15 fra qualifiche, abilitazioni e brevetti, perfetto conoscitore di almeno una lingua tra Inglese, Francese, Spagnolo e Tedesco, oltre a materie fra cui cyber security, intelligence, psicologia dellemergenza, sicurezza sui luoghi di lavoro, processi cognitivo-decisionali, negoziazione e rudimenti di medicina, senza contare un duro percorso addestrativo fisico-pratico fra cui paracadutismo, tiro, guida operativa e nuoto. Daltronde – spiega Diego Coco, 39 anni, ufficiale dei carabinieri in congedo, Coach e Consulente in materia Risk & Safety Management, presidente del Consorzio Intrasecur Group e fondatore dellAccademia Europea Tutela Privata – la società attuale ha sempre più necessità di sicurezza, tutela e serenità, bisogni prioritari dopo mangiare, bere e dormire. Bisogni che un Manager riuscirà a infondere nella collettività grazie al bagaglio di competenze acquisite nel biennio. Sarà in grado ad esempio di intercettare la percezione di rischio e le paure della comunità per cui opera, concertando un piano di difesa non impattante sulla psiche e prevenendo fobie e ossessioni che spesso inducono a prendere decisioni sbagliate. Ansia e paura sono generate da fattori esterni, ma alimentate dal soggetto che vede rischi gravi anche dove sono minimali: conoscere il cervello equivale a restituire quella serenità che consente una vita sana. LAccademia formerà i cadetti rendendoli capaci di osservare e raccogliere informazioni per proteggere la società. Fondamentale, a tal proposito, sarà il corso di Laura Mondino, docente di Neuroscienze alla Aetp, sulla percezione dei rischi che non abbiamo. Epidemia di meningite, spionaggio internazionale, terrorismo – premette la dott.ssa Mondino – sono solo alcuni dei temi caldi che imperversano sui Media in questi giorni e che direttamente e indirettamente parlano alla parte emotiva del nostro cervello. Lasciando alla “ratio” il difficile compito di convincersi e convincerci che il pericolo non è poi così grande o così immediato”. A dimostrarlo, alcuni noti esempi: Causano più morti, nel mondo, i tornado o l’asma? I tornado causano più morti dell’asma, anche se questa è 20 volte più frequente come fattore letale. Si muore più per incidente o per diabete? La morte per incidente è ritenuta oltre 300 volte più probabile della morte per diabete, nonostante il vero rapporto sia di 1 a 4. Furono più i morti suicidi o le vittime da contagio di Hiv in America, fra il 1987 e il 1996? Le morti per suicidio furono 15 mila in più di quelle causate dall’Aids che infuriava senza possibilità di cura. Tre veloci esempi che spiegano come la mente ci trae in inganno di fronte alle statistiche “in quanto è condizionata a stimare la frequenza di un evento sulla base della facilità con cui riesce a ricordarlo – prosegue la dr.ssa Mondino – avendo la propensione a stimare le probabilità sulla base del ricordo e dell’impatto emotivo generato, più che su dati probabilistici oggettivi. Le ricerche dimostrano infatti che quanto più un evento ci colpisce emotivamente tanto più facilmente lo ricorderemo e spesso la quantità di preoccupazione non è adeguatamente accordata con la probabilità del danno”.Detto questo, il consiglio non è di non ricorrere alle cure mediche, o non cambiare password nei portatili o di lasciarli addirittura incustoditi, ma di tenere ben presente che più un evento ci tocca da vicino o viene presentato con enfasi dai Media coinvolgendoci emotivamente “più la percezione del rischio di esserne noi stessi vittime condizionerà i nostri comportamenti – conclude la docente – portandoci a cadere in quella che le Neuroscienze cognitive chiamano “euristica delle disponibilità e dell’affetto”. Guardiamo quindi ai numeri prima di agire e scopriremo che molte delle polizze che stipuliamo o delle paure che ci attanagliano sono frutto della emotività ancestrale che se in passato ci ha salvato, oggi pur evoluta, non ha ancora imparato a prendere le misure.