Ci racconti la sua vita e come è nata la sua vocazione?
Sono nato a Camerata, un paesino in provincia di Roma, nel 1943 sul finire della guerra. Noi tutti del paese ci trovavamo sulle montagne per paura dei Tedeschi. Poi, ho vissuto normalmente come tutti gli altri ragazzi del mio tempo. La mia famiglia era molto cattolica ed io da piccolo ero un chierichetto. Ogni mattina mi svegliavo presto per servire la messa. Dopo un po’ andai a Subiaco, per entrare nel seminario, fui accompagnato da mio nonno.
Cosa le dissero i suoi genitori?
I miei genitori dubitavano molto sul fatto che io rimanessi a lungo nel seminario, poiché mi consideravano un ragazzo molto vivace e spericolato; per questo credevano che, dopo un paio di giorni, mi avrebbero rimandato a casa. Proprio per questo i miei non mi avevano preparato nulla da mettere in valigia, quindi per un mese, usai la biancheria di un mio caro amico, fino al giorno in cui i miei genitori mi portarono tutto loccorrente. Io continuai il seminario, sopportando tanti sacrifici; non cera il riscaldamento, non cera acqua calda e tutte le altre comodità di cui usufruire. Poi, finito il seminario, andai a studiare teologia ad Anagni ed infine nel 1970 sono stato ordinato sacerdote nel mio paese. Dopo due mesi, venne da me Don Nello che mi portò qui, al Villaggio, che io frequentavo già da bambino, perché i miei genitori erano molto amici con Don Nello. Sempre nel 1970 sono stato a Licenza e, successivamente, a Marcellina.
Ci parli un po di Don Nello. Lei è arrivato qui dopo la sua morte o quando ancora era in vita?
Io sono arrivato qui nel 1970 quando Don Nello era ancora vivo( è morto nel 1980). Don Nello era un sacerdote tiburtino, salesiano, nato a Tivoli. Era anche un professore, aveva vissuto in Sardegna a Santo Lussurgi; dopo essere diventato sacerdote, diventò cappellano militare, un ruolo molto importante nell esercito; i cappellani infatti aiutavano quei ragazzi, molto giovani, che si trovavano ad affrontare la guerra. Dopo aver svolto questa missione, Don Nello tornò al Villaggio, trovando la città di Tivoli distrutta dai bombardamenti e popolata da molti ragazzi che andavano in giro a rubacchiare di qua e di là. Decise così di fondare un oratorio dapprima nel seminario, poi decise di fondare il Villaggio Don Bosco: era il 1950. Allinizio ebbe a sua disposizione solo una piccola casa poi il Villaggio si ingrandì ospitando circa 70 ragazzi che aumentarono nel tempo. Molti di loro sono stati più fortunati di altri, ma comunque tutti hanno trovato la propria strada.
Perché ha scelto di gestire il Villaggio?
Ho scelto di gestire questo villaggio, per tanti motivi, ma soprattutto perché frequentavo questo luogo fin da ragazzo e quindi provavo, e provo tuttora, un grande affetto verso il VillaggioDon Bosco. Mi trovo qui da 48 anni, che di certo non sono pochi!
Da chi è aiutato in questa attività?
Generalmente dai ragazzi più grandi, riguardo la gestione della casa. Hanno dei turni per apparecchiare e sparecchiare, hanno una sveglia, preparano la colazione; questo stesso programma inizia dal primo giorno dellanno scolastico fino allultimo. Esponiamo i turni in bacheca, almeno i ragazzi sanno cosa devono fare.
Quali difficoltà incontra, di solito, con i ragazzi?
Sostanzialmente non ho problemi con i ragazzi. Debbo dire che sono bravi, studiano e questanno se ne sono laureati due. È molto importante istruirli da quando sono piccoli fino alletà adulta. Il merito, per cui arrivano a livelli così alti, è comunque solo loro. Per guadagnare qualcosa, il sabato e la domenica spesso vanno nei ristoranti a lavorare. Attualmente abbiamo ragazzi che lavorano in Belgio, Svezia, Danimarca. Sono giovani che hanno lauree eccellenti e che sono riusciti ad andare a lavorare nei vari Paesi europei. Spesso capita che la sera chiamano per salutarci.
Siamo rimasti davvero affascinati da Don Benedetto, dalla sua disponibilità, dal suo sapersi mettere al servizio dei giovani, proprio come alla fine dell800 aveva fatto Don Bosco con i suoi ragazzi bisognosi di cure e di affetto. Un grazie di cuore per il servizio decennale che offre alla nostra città.
Gilda Parravani, Mattia Scarcia
Classe III A I.C. Tivoli Centro A. Baccelli