GUIDONIA – “Stretta” alle slot, accese solo 8 ore al giorno

La sentenza del Consiglio di Stato ribalta il verdetto emesso dal Tar a maggio 2019 che annullò l’ordinanza del sindaco per abuso di potere. I giudici: “Pochi ludopatici in città, ma molti per vergogna non si curano”

Non è una città di ludopatici come la descrive l’amministrazione 5 Stelle, tuttavia a Guidonia Montecelio da ora in poi si potrà giocare alle slot machine soltanto 8 ore al giorno: dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 23.

Lo stabilisce la sentenza 5233 pubblicata mercoledì 26 agosto con la quale il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza breve 6260 emessa dal Tar il 21 maggio del 2019 “resuscitando” così il provvedimento restrittivo del sindaco Michel Barbet datata 25 gennaio 2019 che disciplina gli orari di funzionamentro degli apparecchi di intrattenimento e svago con vincita in denaro.

I giudici di secondo grado in 15 pagine hanno ribaltato il verdetto dei colleghi del Tar che invece 15 mesi fa accolsero le ragioni dei gestori delle slot, dal “Bar Cecili” alla “Mic.Nic. srl”, dal “Centrale Slot srl” alla Rete Giorco Italia srl”, il “Bar Cornelia, il “Via Roma Cafè & Gaming Hall di Domenicantonio Yuri, oltre alla “New Game 2007 srl”, “Euro Planet 2009 srl”, “Abu Dhabi di M&G Games di Modesti Giorgio, “Fratelli D’Ascia srl” e “Il Gatto e la Volpe di Facchini Luca”.

A MAGGIO 2010 IL TAR ERA STATO FAVOREVOLE AI GESTORI

All’epoca i magistrati sostennero che il sindaco Barbet aveva abusato del suo potere adottando il provvedimento per disciplinare gli orari di funzionamento di slot e Vtl senza dimostrare la massiccia presenza in città di soggetti affetti da ludopatia e senza concertare con le attività commerciali gli orari. In particolare il Tar evidenziò che il sindaco era passato sopra all’Intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali sancita dalla Conferenza Unificata Stato Regione n. 103/U del 7 settembre 2017 che permetteva ai Comuni di stabilire la distribuzione delle fasce di interruzione fino a sei ore complessive al giorno.

Un’Intesa che secondo i giudici di primo grado assumeva la valenza di norma di indirizzo per l’azione degli Enti locali, costituendo parametro per valutare la legittimità dei provvedimenti adottati.

ORIENTAMENTO OPPOSTO DEL CONSIGLIO DI STATO

Nel processo davanti al Consiglio di Stato si erano costituiti soltanto Bar Cecili, Rete Gioco Italia srl”, “Bar Cornelia, “New Game 2007 srl”, “Euro Planet 2009 srl”, “Abu Dhabi di M&G Games di Modesti Giorgio” e “Fratelli D’Ascia srl”. Agli esercenti i giudici di secondo grado hanno evidenziato che l’ordinanza di Barbet non viola l’Intesa sancita il 7 settembre 2017 in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni-enti locali.

In realtà – si legge nella sentenza di mercoledì – il potere di indirizzo e coordinamento non è stato ancora esercitato perché il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze non è stato adottato, per cui all’Intesa non può riconoscersi alcuna efficacia. A parere dei magistrati è corretto affermare quanto già sentenziato dal Consiglio di Stato il 5 giugno 2018, ossia che il principio generale della materia è la previsione di limitazione orarie come strumento di lotta al fenomeno della ludopatia.

La nuova sentenza ribalta perfino un punto cardine del verdetto del Tar, ossia che l’ordinanza di Barbet non era supportata da uno studio della Asl Roma 5 relativo al Gioco d’Azzardo Patologico (Gap) a Guidonia Montecelio. Secondo il Consiglio di Stato l’amministrazione invece ha evidenziato in maniera inequivocabile un aumento di pazienti affetti da Gap trattati nel territorio comunale (e regionale) nel corso degli anni.

Se è vero – ammettono i giudici – che in termini assoluti non si trattava di numeri elevati il dato allarmante consisteva proprio nell’aumento progressivo ed ininterrotto. I giudici citano ad esempio la nota datata primo giugno 2018 elaborata dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale della Regione Lazio ove i pazienti trattati nel 2012 erano 82 (165 nella Regione) mentre nel 2017 sono saliti a 323 (613 nell’intera Regione). In questa situazione – rincara il Consiglio di Stato – l’aumento del numero di esercizi e della raccolta monetaria non può essere considerato un dato ininfluente, anzi, dà conto dell’aumento dell’offerta evidentemente indotta dall’aumento del numero di giocatori e fa ragionevolmente presumere anche l’aumento tra questi di persone affette da Gap.

I giudici aggiungono pure una considerazione che sfugge ad ogni rilevamento statistico, vale a dire l’esistenza di un numero di persone affette da Gap di gran lunga superiore a quello riportato nelle statistiche elaborate da fonti ufficiali per la naturale ritrosia di coloro che versano in tale situazione a manifestare il problema e a ricorrere ai servizi sanitari (o sociali) per aiuto. Quindi il trend in crescita, non contestato, costituisce un dato correttamente acquisito in sede istruttoria che vale a sorreggere la decisione di un intervento in via precauzionale per arrestare la diffusione del fenomeno della ludopatia.

I giudici risolvono anche la questione relativa alle minori entrate sia per gli esercenti che per l’Erario dovute alla riduzione dell’orario di gioco a sole 8 ore. In particolare – evidenziano i magistrati – le sale slot possono comunque vendere alimenti, snack e bevande riuscendo così a tamponare la riduzione dei ricavi.

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