Il Comune aveva bocciato il progetto nella convinzione che stravolgesse il Piano del Commercio. Un Piano in realtà mai adottato nemmeno a distanza di 18 anni. Anche per questo fu illegittima la scelta dell’amministrazione comunale di non approvare l’idea di un Centro Commerciale a Villanova al posto di una cava esaurita. Lo ha stabilito il Tar con la sentenza 12780 pubblicato martedì primo dicembre che ha “riabilitato” il progetto dell’azienda estrattiva “Anna Giansanti arl”.
I giudici hanno annullato la delibera numero 32 del 19 maggio 2002 relativa all’adozione del Programma di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile (Prusst) dell’Asse Tiburtino interessante i Comuni di Roma, Guidonia Montecelio, Tivoli e Castel Madama. Annullato anche il diniego espresso il 26 luglio 2002 dall’allora dirigente all’Urbanistica all’azienda che all’epoca di era vista respingere la realizzazione di un Centro polifunzionale con servizi di pubblico spettacolo, congressi, servizi generali. Con la delibera del 2002 il consiglio comunale approvò i progetti dei privati, incluso quello della “Giansanti” a condizione che fossero cancellate tutte le superfici commerciali e residenziali: in parole povere l’amministrazione escluse la possibilità di cambi di zonizzazione di Prg.
Il Tar ha accolto la tesi dell’avvocato Giovanni Pallottino basata sulla la normativa di riferimento del Prusst, ossia la Legge della Regione Lazio 22/97e il Decreto del Ministero dei Lavori pubblici dell’8 ottobre 1988 che prevedevano entrambi la possibilità di variante allo strumento urbanistico generale. In Tribunale il Comune ha sostenuto di aver escluso iniziative commerciali per non compromettere le previsioni del cosidetto Piano del Commercio proposto dalla giunta, ma l’avvocato Pallottino ha evidenziato come a distanza di 18 anni il Comune non abbia ancora adottato quel Piano del Commercio. Il Tar ha riconosciuto che i Prusst hanno lo scopo di riqualificare il tessuto urbanistico, edilizio e ambientale, per cui il Comune ha violato la normativa con una disposizione illegittima.
Secondo i magistrati, il Consiglio comunale avrebbe dovuto fornire una adeguata e puntuale motivazione e dare conto dell’esistenza di eventuali interessi pubblici locali, attuali e concreti oltre che prevalenti su quelli sottesi all’inserimento da parte del Legislatore nazionale e regionale degli interventi commerciali in contestazione tra quelli ammissibili al Prusst. “Dopo 18 anni non ci speravamo neanche più – commenta l’imprenditrice Elisabetta Bernardini, titolare della “Giansanti” insieme alla sorella Rosa -Per il momento l’autorizzazione ci permette l’escavazione fino al 2026, quando il giacimento sarà esaurito avvieremo l’iter per ritombare e dare vita al progetto”.