Operazione “Santo Domingo”: maxi truffa ai risparmiatori

Nell'operazione sono stati sequestrati beni per 4 milioni di euro e denunciate 10 persone, coinvolte anche Tivoli e Guidonia

Truffa e abusivismo finanziario le fattispecie sin ora individuate, ascritte a diverso titolo, in capo a 10 persone, residenti in distinte località dell’Italia; si parte dal piceno (Ascoli Piceno,Castel di Lama, San Benedetto del Tronto e Monteprandone) per arrivare a Bolzano, Roma, Tivoli (RM), Guidonia Montecelio (RM), Palma di Montechiaro (AG) e Orvieto (TR).

Soggetti per lo più amministratori delle predette società, operanti in diversi ambiti, dalla consulenza per la gestione della logistica aziendale e altre attività professionali a quella del commercio all’ingrosso di prodotti alimentari, in una serie di operazioni che, alla fine delle indagini, hanno disvelato una maxi truffa in danno di un centinaio di risparmiatori.

Una raccolta abusiva di denaro che, come ricostruito con riferimento al periodo dal 2015 al 2019, è stata eseguita in assenza di iscrizioni, abilitazioni o autorizzazioni delle Autorità del settore e che è stata quantificata in circa 26,5 milioni di euro, di cui solamente poco più del 50%, come emerso dalle analisi dei flussi finanziari, rimborsati attraverso la simulazione di una parte dei rendimenti di spettanza.

È a gennaio del 2020 che la Procura della Repubblica di Ascoli Piceno e  le Fiamme Gialle del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Ascoli Piceno chiudono il primo step di quest’indagine, incentrata verso il sodalizio criminale che, attraverso l’offerta di piani d’investimento mediante sottoscrizione di associazioni in partecipazione agli utili di una società di diritto dominicano, attiva nella produzione e coltivazione di cacao e piante tropicali, con la promessa di ingenti e repentini profitti, era riuscito ad ottenere da una cittadina italiana residente a Roma la cospicua somma di 330.000 euro.

Appannaggi e patti non mantenuti; sta di fatto che le vittime, dopo essere state convinte dai promoter a sottoscrivere gli investimenti e ad eseguire i relativi versamenti, non si vedevano corrispondere alcun interesse pattuito dalla società “d’investimento”, che si appropriava dell’intero capitale.

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Risparmiatori residenti in tutta Italia, vittime del medesimo disegno criminoso. Persone “comuni”, di ogni professione ed età, inizialmente convinte di aver realizzato “investimenti” sicuri e redditizi e che, dopo vane e reiterate insistenze tese ad ottenere gli interessi promessi, hanno invece capito non solo di essere capitati in un “circolo vizioso” dal quale difficilmente ne sarebbero uscite, ma, soprattutto, di aver verosimilmente perso ogni speranza per poter rientrare in possesso anche dei soli capitali investiti.

Ancora una volta, il sistema truffaldino disvelato si è presentato agli investigatori sotto la forma di piani d’investimento offerti mediante la sottoscrizione di contratti di associazione in partecipazione agli utili di una società, dietro promessa di ingenti remunerazioni a fronte del capitale versato; di nuovo, l’impresa di diritto dominicano attiva nella produzione e coltivazione di cacao e piante tropicali.

Indagini finanziarie, approfondimento di una consistente serie di segnalazioni di operazioni sospette, di dati contenuti nell’Archivio dei rapporti finanziari, dei report del Controllo economico del territorio.

Si arriva ad oggi, l’epilogo di una vicenda che ha trovato, ancora una volta, l’Autorità Giudiziaria e la Guardia di Finanza di Ascoli Piceno impegnate con successo in un’indagine internazionale caratterizzata da circostanze aggravanti connesse al “reato transnazionale” per effetto dei flussi finanziari esportati in favore di società estere, conclusa anche con l’esatta quantificazione, in capo a ciascun responsabile, dei profitti dei reati; e grazie al provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Ascoli Piceno su richiesta della Procura della Repubblica, sono stati garantiti all’indagine beni e valori per ingente importo.

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E’ infatti di 4 milioni di euro il valore di quanto “assicurato” alle indagini a conclusione dell’operazione “Santo Domingo”: 33 terreni (nel piceno, a Roccafluvione), 12 immobili (nel piceno, a San Benedetto del Tronto, Monteprandone e Castel di Lama; nel viterbese, a Montalto di Castro; nell’agrigentino, a Palma di Montechiaro), 18 rapporti finanziari [costituiti da conti correnti, buoni fruttiferi, depositi risparmio, polizze vita e carte prepagate sequestrate a Varese, Mogliano Veneto (TV), Roma, Guidonia Montecelio (RM), Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto (AP), Monteprandone (AP), Castel di Lama (AP)], 3 autovetture [sequestrate a Monteprandone (AP), Castel di Lama (AP) e  Palma di Montechiaro (AG)], un motoveicolo (sequestrato ad Ascoli Piceno), gioielli d’oro (rinvenuti a Roma, depositati presso una cassetta di sicurezza) e quote azionarie di una S.p.A. di Ascoli Piceno.

Sono stati gli stessi militari del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria a dare esecuzione al provvedimento di sequestro, in un ambito che, ancorché risolto da un punto di vista sostanziale delle indagini, lascia ancora aperti altri spiragli, per il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, per le valutazioni dei correlati aspetti di carattere amministrativo, considerando i presupposti di applicabilità della c.d. “tassazione dei proventi illeciti” in capo a ciascuna delle 10 persone denunciate, perfezionandosi, così, l’esercizio delle primarie competenze di polizia economico-finanziaria del Corpo nella lotta all’evasione fiscale.

 

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