Contro la discarica a Villa Adriana delle visite guidate d’eccezione, appuntamento a Ponte Lupo per scoprire uno dei giganti dell’acqua dell’agro romano antico. Il progetto ha ricevuto le critiche di amministrazioni comunali e dell’Istituto autonomo Villa d’Este – Villa Adriana.
LA CULTURA CONTRO LA DISCARICA A VILLA ADRIANA



Urbano Barberini, attore e già assessore alla Cultura di Tivoli, è il presidente dell’associazione Ponte Lupo ed il portavoce del Comitato Salviamo Villa Adriana. Per i prossimi quattro mesi aprirà le porte della sua tenuta e facendo visitare l’antico acquedotto romano riprenderà anche brani dall’intervento “Ponte Lupo: una storia d’armi e d’amore” che fece al Teatro Argentina nell’ambito della rassegna “Luci sull’Archeologia” e dallo spettacolo/denuncia di Nello Trocchia “Le Rovine di Adriano” in cui l’attore riassume l’odiosa vicenda, accompagnato dalle note del grande pianista Danilo Rea.
Le visite, rispettando le norme di sicurezza anti Covid, sono gratuite e saranno organizzate due volte al mese.
Quattro mesi è la durata dell’incarico affidato dal Tar al capo della protezione civile italiana, Angelo Borrelli, nominato commissario ad acta per valutare il progetto.
La prima visita è prevista per l’8 gennaio alle ore 12.00. E’ necessaria la prenotazione alla mail pontelupo@gmail.com
LA DISCARICA A VILLA ADRIANA
Scopo dell’iniziativa è lottare contro il nuovo progetto di discarica nell’area di San Vittorino – Corcolle, a poche centinaia di metri in linea d’aria dal sito Unesco di Villa Adriana.
“Come al solito – spiega Urbano Barberini, portavoce del Comitato Salviamo Villa Adriana e presidente dell’Associazione Ponte Lupo – si ricorre a un commissario straordinario, che essendo in questo caso il Capo della Protezione Civile, verrà caricato anche di questa responsabilità, come non bastasse quello sta succedendo con il Covid. Abbiamo già vissuto questa storia anni fa con il commissario prefetto Pecoraro ed il progetto della nuova discarica dopo la chiusura di Malagrotta che siamo riusciti a sventare grazie ad una mobilitazione internazionale”.



“Il punto nodale – conclude Barberini – è che non possiamo autorizzare un recupero ambientale e poi farci una discarica. Peraltro la normativa nazionale e regionale non sembrerebbe attualmente consentire il recupero ambientale con i rifiuti. Non si può chiedere un semplice rinnovo senza presentare un nuovo progetto specifico sulla destinazione di quella cava, facendo leva su autorizzazioni che risalgono al 2008 date in un contesto completamente diverso. Vogliono passare dal ripristino ambientale ad una discarica? I cittadini e le associazioni non accettano più queste prese in giro”.