“Garantisci per lui!”

La diarchia Grillo-Conte ricorda il triangolo di Renato Zero dove il terzo angolo dimenticato è il popolo della rete che però non decide mai

Scena: Ristorante vicino a Villa Corallina. Si tratta della residenza al mare di Beppe Grillo in provincia di Livorno. Silenzio tutto attorno. Non ci sono curiosi. I due che nei mesi precedenti avevano rivaleggiato a bagni di folla e prime pagine sui giornali si presentano discreti. In silenzio. Qualche breve battuta sulle condizioni metereologiche, sul “come-stai-bene”… “La tv ti ingrassa”… Poi i due a tavola. E l’Italia appesa alle loro decisioni. Sì, perché non stiamo in un rotocalco. I Cinquestelle sono il primo partito rappresentato in Parlamento, sono l’asse di uno dei due poli esistenti in Italia e denominato centrosinistra.   

Quando i mortali possono avvicinarsi i due sono arrivati al caffè. Del resto è normale. I due, ma specialmente uno, sono sempre anticipati al resto del mondo. Concedono anche di farsi fotografare e divulgano una sola foto in modo che i poveri cronisti stiano lì a scannarsi, altro che scannerizzarsi, per averne una versione originale.

Le dichiarazioni rilasciate fanno rimpiangere la peggiore Dc (e se ci legge qualche reduce di quella esperienza storica italiana non si offenda, stiamo giocando). “Bisogna sempre guardare avanti con fiducia – ha detto Luigi Di Maio che si pone come terzo angolo di questo vertice – ragionando da squadra e pensando all’intera collettività”.

E c’è qualcuno nei Cinquestelle (il ministro D’Incà) che scomoda anche Oscar Wilde: “i migliori progetti si fanno a tavola”. Con questa ultima battuta il caffè degli italiani è andato di traverso. Sono quelli che dovevano attuare una rivoluzione dolce, quelli che volevano aprire le stanze del Palazzo come una scatoletta di tonno.

 

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