Appello per salvare dall’asta la prima casa romana di Pasolini

Qui vicino al carcere di Rebibbia aveva cominciato “Ragazzi di vita”

Evitare che la casa di Ponte Mammolo dove Pier Paolo Pasolini ha vissuto tra il 1950 e il 1952 finisca all’asta e trasformarla in un polo museale dedicato allo scrittore molto legato alle borgate romane. È l’appello che il presidente del IV Municipio, Massimiliano Umberti, ha rivolto al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, nel corso di un sopralluogo effettuato, ieri, nella mattinata del 15 novembre in via Giovanni Tagliere 3. L’immobile, di proprietà privata, è in vendita all’asta, fissata il prossimo 17 dicembre, con un prezzo di partenza stabilito a 122.850 euro e un rialzo minimo di 2.457 euro
In questo appartamento al primo piano di via Tagliere, vicino al carcere di Rebibbia, Pasolini iniziò a scrivere “Ragazzi di vita”.
Pier Paolo Pasolini si era stabilito lì nell’estate del 1950 insieme alla madre. Lui è disoccupato e presto il padre si unirà a loro in questo appartamentino con due camere separate da una piccola cucina. Da «Poeta delle ceneri» (1966-1967) così Pasolini ricorda la casa: “Abitammo in una casa senza tetto e senza intonaco, una casa di poveri, all’estrema periferia, vicino a un carcere. C’era un palmo di polvere d’estate, e la palude d’inverno. Ma era l’Italia, l’Italia nuda e formicolante, coi suoi ragazzi, le sue donne, i tramonti sui campi dell’Aniene, i mucchi di spazzature: e, quanto a me, i miei sogni integri di poesia”. Per il futuro poeta è la scoperta delle borgate Qui comincerà il suo capolavoro “Ragazzi di vita”, (A.P.)

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