Si chiama “vincolo sportivo” e sancisce il diritto di una società dilettantistica di rinnovare in automatico il tesseramento annuale di un atleta fino al compimento del ventesimo anno di età.
In poche parole, il “cartellino” di fatto lega mani e piedi l’adolescente che entra nel mondo dello sport agonistico alla società che l’ha tesserato.
Un tema molto discusso e oggetto della cosiddetta “Riforma Spadafora” destinata a cambiare completamente il mondo della pratica sportiva dilettantistica.
A Guidonia Montecelio il “vincolo sportivo” è al centro di una vera e propria guerra a colpi di post sulle pagine e i gruppi Facebook tra le famiglie di due atleti 14enni di pallacanestro e la “Guidonia Basketball Academy”.
Serena Crescenzi, la mamma di uno dei due minori, ha inviato alla redazione del quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv una lettera aperta per informare la cittadinanza su quanto accaduto.
“Caro Tiburno, carissimi cittadini di Guidonia e di tutti i Comuni limitrofi. Questa è la storia di due ragazzi minorenni e della privazione della loro libertà.
Per cosa? Per lo sport!
Come? Direte voi… lo sport è l’attività per eccellenza, quella che tiene i nostri figli lontani dalla strada. Dovrebbe essere così, invece no.
Quindi vi racconto la nostra storia.
Un paio di anni fa, mio figlio 14enne decise di iscriversi alla “Guidonia Basketball Academy”, firmiamo per poterlo fare allenare con loro, un pezzo di carta dove non ci sono scritti dettagliatamente i punti fermi di questa iscrizione.
Nessuna trasparenza, non ci hanno notiziato dei vincoli sportivi. Mio figlio si allena con loro per un anno, decide poi per l’anno dopo di provare una nuova esperienza e di poter giocare con la Spes Mentana, società che lo accoglie a braccia aperte.
Qui comincia la nostra avventura.
Guidonia ci comunica che il cartellino del ragazzo è il loro, che il prestito può essere messo in atto solo se paghiamo a loro il corrispettivo dell’iscrizione per due anni: il primo anno viene lasciato in prestito e il secondo anno, sempre dopo corrispettivo monetario, al ragazzo verrà rilasciato il cartellino definitivo per poter giocare nella squadra che più gli piace.
Il pagamento è stato effettuato, anche se mio figlio si è allenato con un’altra società. (Già qui, una cosa assurda, il prestito non si rilascia dopo il pagamento alla società originaria).
Quest’anno improvvisamente le cose sono cambiate: la parola è stata rimangiata.
Mio figlio non si muove dalla loro palestra, mio figlio “è loro”, qualora volesse andare da un’altra parte va bene, basta che non si tratti di pallacanestro, può benissimo “giocare a calcetto” o “sotto casa con gli amici”.
Queste le loro precise parole al telefono. Sì, al telefono perché nessuno ha mai voluto ascoltarci di persona, quelle uniche volte in cui abbiamo provato a parlarci Vis a Vis siamo state allontanate in malo modo dalla palestra, o forse sarebbe bene usare il termine “cacciate”.
Così l’idea rende di più! Attenzione, il problema non è solo di mio figlio, ma anche di un altro ragazzo, stessa metodica, stessi metodi dittatoriali.
Adesso la domanda è solo una: per quale motivo se il regolamento sportivo dice che esistono i prestiti proprio perché far sì che un giocatore sia libero di fare esperienza altrove, il mio è vincolato, è trattenuto, violando i principi di libertà dell’individuo, delle sue scelte, privato delle sue esperienze, del suo volere?
Ricordo che la parola non è stata mantenuta dal Guidonia, ho cresciuto il mio ragazzo nella mentalità in cui la parola vale più di tanti fogli di carta, nella serietà delle cose che vengono promesse. A
questo punto che succede?
Mio figlio, minorenne, dovrà lasciare la pallacanestro, passione di una vita, per colpa delle decisioni prese senza il suo consenso del Guidonia Basket Academy.
Come glielo spiego io, che degli adulti per i loro capricci lo stanno trattenendo?
Invito tutte le famiglie ad immaginare in quale guaio ci siamo involontariamente cacciati, e come può essere il pensiero di un ragazzino di 14 anni. Io un’idea ce l’ho, penserà che il mondo degli adulti sia una farsa, mentre dovrebbe pensare a fare solo quello che più gli piace e dove più gli piace: giocare a basket liberamente”.
Di diverso avviso Paolo Utzeri, Presidente della “Guidonia Basketball Academy”.
“Al di là delle motivazioni che ci hanno portato a muoverci in questa maniera nei confronti dei due atleti, che non hanno niente di economico e riguardano solamente i rapporti fra società, come voi certamente sapete, l’ordinamento sportivo sancisce il diritto di una società di rinnovare in automatico il tesseramento annuale di un atleta fino al compimento del ventesimo anno di età.
Tutto questo per tutelare il lavoro e gli investimenti fatti da piccole e medie società che altrimenti vedrebbero andare in fumo il frutto del loro lavoro.
La regola può non piacere, e questo è assolutamente legittimo, ma questo è ciò che avviene per centinaia di migliaia di atleti da tantissimi anni, praticamente da quando sono nate le federazioni.
Personalmente ritengo alcune leggi dello Stato inique o ingiuste, ma non per questo non le osservo o taccio di immoralità chi le applica.
Gli atleti in questione possono giocare tranquillamente a pallacanestro nella loro squadra, visto che nessuno li ha cacciati o maltrattati in nessun modo. A breve poi entrerà in vigore la riforma dello sport che abolirà il vincolo sportivo sostituendolo, con ogni probabilità, visto che ancora le modalità di attuazione non sono ben chiare e definite, con un parametro a carico della società che tessera.
Questo non compenserà il danno tecnico della società che perde il giocatore, ma solo, ed in minima parte, quello economico. A quel punto però saranno gli atleti a scegliere, e la società che li prende a decidere se investire denaro per inserirli in organico o no.
Da parte nostra investiamo la totalità delle quote versate dai tesserati, per la formazione e la preparazione dei giovani atleti. Le nostre squadre giovanili sono allenate da uno Staff di 4 allenatori che lavorano contemporaneamente sul campo di allenamento (Il Direttore tecnico Paolo Di Fonzo, un allenatore, un assistente ed un preparatore fisico).
Lo stesso direttore tecnico, figura di grandissimo spessore della pallacanestro romana, vincitore di uno scudetto, una coppa intercontinentale, un’euroleague, una coppa Korac, e che ha allenato campioni quali Larry Wright, Clarence Kea, Dino Radja, Ricky Mahorn, Enrico Gilardi, Roberto Premier, Andrea Niccolai e molti altri, dirige gli allenamenti in prima persona, dedicandosi anima e corpo ai nostri Ragazzi e Ragazze.
In ultimo, ma non meno importante, abbiamo completato l’acquisto di una macchina specifica per il perfezionamento del tiro.
Tutto questo ha un costo!
Quindi la regola “pago e faccio come mi pare” non può valere.
In quanto tutte le quote versate dagli atleti (ed anche di più) sono state investite, a norma delle leggi vigente per le Associazioni Sportive Dilettantistiche, per la formazione di quei due ragazzi, e di tanti altri come loro che sognano un giorno di calpestare palcoscenici importanti. Assunto il nuovo incarico di Direttore Tecnico, Coach Paolo Di Fonzo, ha chiesto che tutti gli atleti rientrassero in società in modo tale da poterli visionare per formare le squadre per la nuova stagione.
Per fare ciò ha necessità di vederli per un numero congruo di allenamenti, e solo successivamente potrà stabilire quali atleti faranno parte dell’organico ed esaminare le eventuali richieste di cessioni o di prestiti.
Quindi la pretesa di volere subito lo svincolo oltre ad essere fuori dai regolamenti dell’ordinamento sportivo, è anche molto prematura, tant’è che la stessa Federbasket prevede a livello regionale che gli scambi fra società si possano formalizzare solamente dopo il 31 Agosto.
Penso che sia necessario che gli atleti, soprattutto i più giovani, capiscano che ci sono delle regole, e bisogna rispettarle anche quando non fanno comodo.
Ferma la libertà di ciascuno di agire come meglio crede, nei limiti di quanto stabilito dalla legge, non credo che il sistema di alzare un polverone mediatico, riempiendo di commenti negativi i nostri canali social, scrivere post su pagine Facebook di utilità pubblica che i responsabili puntualmente eliminano, e farci inviare email con richiesta di svincolo dei due ragazzi da persone sconosciute, possa servire ad ammorbidire le posizioni.
Tra l’altro stiamo monitorando la situazione per capire se ci sono gli estremi per un’azione legale.
Queste sono le posizioni al momento e non credo che in questo modo cambieranno.
Anzi.
Si otterrà solamente il rifiuto di ogni tipo di mediazione”.