CASTELNUOVO DI PORTO - Maltratta e umilia la madre dei suoi figli, condannato: lei ama un’altra

Il 33enne italiano deve scontare 4 anni di carcere: per il Tribunale di Tivoli è un uomo violento

Fin dall’inizio della relazione si era dimostrato un uomo prepotente e aggressivo. Nel corso del tempo ha iniziato a schiaffeggiarla e a minacciarla di morte, anche davanti ai loro due bambini, se lei lo avesse lasciato.

E’ andata avanti così per quasi dieci anni, fino a quando la donna ha abbattuto il muro della paura e della vergogna trovando il coraggio di denunciare il compagno violento.

Per questo ieri, martedì 13 maggio, il Tribunale di Tivoli ha condannato in primo grado a 4 anni di reclusione un 33enne italiano originario di Monterotondo per maltrattamenti nei confronti della ex convivente e madre dei due suoi figli.

 
 

Il Collegio presieduto da Rosamaria Mesiti – a latere le giudici Teresa Antonella Garcea e Maria Grazia Patrizi – ha condiviso la ricostruzione della Procura di Tivoli e condannato l’imputato alle pene accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e della sospensione dall’esercizio della potestà genitoriale per un periodo pari al doppio della pena inflitta.

La vicenda è emersa il 14 febbraio del 2023, quando presso l’abitazione della coppia a Castelnuovo di Porto intervennero le pattuglie dei carabinieri della locale stazione di Castelnuovo di Porto e di Settebagni.

Il giorno di San Valentino il 33enne aveva tempestato la ex – una italiana di 34 anni – di messaggi e telefonate, non avendo mai accettato che lei avesse prima deciso di interrompere la relazione e che poi si fosse innamorata di un’altra donna.

Per questo la 34enne chiese aiuto ai carabinieri di Castelnuovo di Porto e denunciò per la prima volta il padre dei suoi figli, per poi denunciarlo una seconda volta il 23 febbraio 2023.

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Davanti ai militari prima e nel corso del processo poi, la donna – costituitasi parte civile tramite dell’avvocato Giosuè Bruno Naso di Roma – ha raccontato i maltrattamenti subiti anche davanti ai loro bambini di 11 e 6 anni.

L’uomo l’avrebbe picchiata, denigrata sistematicamente, minacciata di morte e di rovina.

Una sera nel lontano 2014 il 33enne le avrebbe addirittura puntato una pistola senza caricatore mentre teneva il neonato in braccio, minacciandola di morte perché era andata ad una festa senza di lui.

Prelevata dalla festa e riportata a casa, per punirla lui lasciò la compagna all’esterno dell’abitazione, quindi la insultò e colpì con calci alle gambe, impedendole di prendere il neonato in braccio fino a quando lui non l’avesse autorizzata.

Dal processo è emerso che negli anni successivi molto spesso l’uomo la schiaffeggiava, la prendeva a calci, le tirava le orecchie, la spingeva contro muri e finestre causandole lividi e tagli sulle labbra.

Una spirale di violenza aggravata dall’uso di alcol e sostanze stupefacenti da parte del compagno.

La vittima ha raccontato anche un episodio avvenuto nel 2019.

Rientrato a tarda sera, l’uomo la svegliò prendendola a schiaffi e minacciandola con un coltello da cucina per asseriti motivi di gelosia.

E una volta calmato, avrebbe intimato la compagna di non denunciare arrivando a minacciare di morte i figli: “Se non posso godermi i bambini, farò di tutto per non farli godere neanche a te”.

I maltrattamenti da parte dell’uomo non sarebbero terminati neppure quando la 34enne ha deciso di mettere fine alla relazione sentimentale.

Una scelta mai accettata, soprattutto quando la donna ha iniziato una relazione con una partner del suo stesso sesso.

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Per questo il 33enne eretino avrebbe effettuato numerose telefonate e videochiamate su WhatsApp inviandole centinaia di messaggi con insulti, denigrazioni e minacce di ucciderla o di farle togliere i figli contattando gli assistenti sociali.

Ieri l’uomo è stato inoltre condannato dal Tribunale di Tivoli al risarcimento danni alla ex compagna da liquidarsi in separata sede e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 10 mila euro, oltre al pagamento delle spese di costituzione di parte civile della ex per complessivi 2.364 euro.

“I fatti contestati erano di evidenza palmare – commenta l’avvocato di parte civile Giosuè Bruno Naso – per cui non abbiamo mai dubitato che l’imputato potesse essere assolto o vedersi riconosciuta una responsabilità attenuata.

Perché la mia assistita ha denunciato soltanto nel 2023? Si pensa sempre di poter recuperare un rapporto, oppure si spera che i comportamenti maltrattanti si esauriscano da soli.

Ma non è così.

Dal processo è emerso che l’imputato era dipendente da alcol e droga ed ha esercitato minacce, violenze, umiliazioni e diffamazioni nei confronti della ex compagna.

Lui non ha mai accettato che il rapporto fosse fallito. Il fatto che la mia assistita abbia intrapreso una relazione con una persona dello stesso sesso, per l’imputato è stato uno spunto golosissimo per rimproverare la ex.

Ma se avesse avuto una relazione con un altro uomo, non sarebbe cambiato nulla agendo allo stesso modo”.

Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 60 giorni.

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