Umana brutalità!
Nemmeno la pandemia ha bloccato un evento che, dal 2010, si svolge nel piccolo centro di Yulin, in Cina.
Come ogni anno il solstizio d’estate viene salutato con una macabra manifestazione culinaria dedicata alla carne di cane. Si chiama “Dog meat festival” ma da celebrare non c’è proprio nulla perché in realtà si tratta di una vera e propria strage. Gli animali vengono uccisi sul posto ma la barbarie ha inizio fin dalle prime fasi del trasporto degli animali in condizioni brutali, come denunciato dai filmati diffusi da Humane Society International.
Ieri alcuni attivisti hanno bloccato un camion carico di cani. Ce n’erano 68, in condizioni sanitarie pietose, pigiati in gabbie, sfiniti dal viaggio, disidratati e terrorizzati.
Questa pratica violenta esiste in molte periferie delle grandi città e nelle zone rurali da Nord a Sud della Cina, ma non solo: ogni anno sono circa trenta milioni i cani macellati in Corea, Vietnam, Cambogia, Laos e in alcune zone indiane e thailandesi dove il loro consumo è ancora considerato salutare.
Molti gli appelli di associazioni e gente comune per chiedere alle autorità cinesi di cancellare le stragi che, bisogna sottolinearlo, hanno in passato richiamano nella cittadina di Yulin migliaia di turisti, anche occidentali.
Sconcertante la risposta del governo centrale: “si tratta di un’abitudine che piace ai locali” e sulla quale Pechino non si esprime.
Eppure in alcune grandi città nel sud della Cina sono previste pesanti sanzioni per chi, dal 1 maggio 2020, traffica o consuma carne di cane o di gatto, con multe che superano trenta volte il valore di ciò che si sta mangiando o trafficando.
Una recente nota del governo vieta l’uso nei laboratori degli animali domestici per scopi scientifici.