Una grande e splendida villa romana si trovava nei pressi di via Carciana. La struttura “scompare” nel granaio di Casale Todini, dove gli esperti di storia locale trovano antichi resti alla sua base. In un primo momento l’edificio viene attributo a Cassio Longino (tra i promotori della congiura che causa l’uccisione di Gaio Giulio Cesare nel 44 a.C.) e successivamente a Bruto Minore. Nei secoli passati questo straordinario complesso è stato teatro di scavi con il target di predare e non di conoscere. Sia l’incisore Luigi Rossini e sia Raffaello restano ammaliati da questa meravigliosa villa, ricca di molte opere di altissimo pregio e straordinarie decorazioni. Lo storico tiburtino Zappi racconta nel XVI secolo di diciotto statue finemente decorate, fontane, grandi statue di Apollo, mosaici, paesaggi del Nilo, scene di pesca, teatri di caccia, colonne e pregiati marmi. Nei secoli oltre ai predatori si è interessato alla “villa delle meraviglie” il cardinale Ippolito d’Este, che nel 1568 acquista la struttura.
FGI