TIVOLI – Demanio e Comune sgomberano il ristorante “Incannucciata”

“La Taverna della Rocca” opera nel Castello dal 1870, ma la concessione è scaduta

Il “Ristorante Incannucciata” deve riconsegnare lo Stallone degli Estensi.

Lo stabilisce la sentenza numero 8862 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA – pubblicata mercoledì 6 novembre dal Consiglio di Stato.

I giudici amministrativi di secondo grado hanno respinto il ricorso presentato dalla  società“Taverna della Rocca – Ristorante Incannucciata di Severino Camilli & C. sas” per l’annullamento della sentenza numero 4434 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA - pubblicata il 13 marzo 2023 dal Tar del Lazio che aveva ritenuto legittimo l’ordine di rilascio dei locali emesso il 17 agosto 2021 dall’Agenzia del Demanio (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

In parole povere, parte del rinomato locale di piazzale delle Nazioni Unite, uno dei migliori ristoranti di Tivoli, è ubicata dal 1870 all’interno dello Stallone degli Estensi, ma la concessione è scaduta da sedici anni, per questo lo Stato vuole rientrare in possesso di uno dei monumenti più importanti della città.

Lo Stallone degli Estensi è un edificio risalente al 1600 annesso al complesso delle Scuderie Estensi e della Rocca Pia, un immobile vincolato per interesse storico ed artistico e appartenente al Demanio Pubblico dello Stato che il 20 dicembre 2002 era stato concesso in affitto per sei anni non rinnovabili alla “Taverna della Rocca di Severino Camilli & C. sas”.

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Quando si era visto notificare dall’Agenzia del Demanio l’ordinanza di rilascio dello Stallone degli Estensi, il ristoratore tiburtino aveva dato mandato al suo legale, l’avvocato Luca Giusti di Roma, di fare opposizione davanti al Tar per continuare l’attività di ristorazione.

Tuttavia, a parere dei giudici di primo e secondo grado, lo Stallone degli Estensi è in capo all’Agenzia del Demanio con la quale la “Taverna della Rocca” stipulò il 20 dicembre 2002 la concessione scaduta il 19 dicembre 2008.

Nella sentenza di mercoledì scorso il Consiglio di Stato condivide su tutta la linea gli indirizzi espressi dal Tar, rigettando così tutti i motivi di appello del ristorante.

I magistrati hanno evidenziato che Severino Camilli ha dichiarato che la società occupa alcuni locali demaniali dello Stallone dal primo maggio 1989 e di aver richiesto il 2 luglio 2002 l’assenso per la concessione previo versamento delle indennità di occupazione pregresse, quantificate dalla stessa Agenzia del Demanio in 34.974 euro e 87 centesimi, di cui 19.974,87 versati contestualmente alla stipula.

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Ma la società conosceva benissimo la natura demaniale dei locali occupati sine titulo.

Tanto più che – si legge in sintesi nelle sentenze – anche Severino Camilli e il suo tecnico di fiducia presero parte al sopralluogo effettuato il primo luglio 2021 dall’Agenzia del Demanio insieme alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, ai funzionari comunali dei Settori Urbanistica, Patrimonio e Lavori Pubblici ed agli agenti della Polizia Locale di Tivoli.

Secondo i giudici, la risoluzione del rapporto concessorio e l’occupazione sine titulo dei locali da parte della “Taverna della Rocca”, ha legittimato l’Agenzia del Demanio ad intervenire in via autoritativa per rientrarne in possesso a prescindere dall’iniziale tolleranza.

Tolleranza durata ben 13 anni che non rappresenta, comunque, alcuna posizione di diritto o di interesse legittimo per il ristorante.

Un anno fa il Tar aveva condannato la “Taverna della Rocca” a rimborsare 2.500 ciascuno all’Agenzia del Demanio e al Comune di Tivoli per le spese di lite.

Stavolta il Consiglio di Stato ha condannato la società a rimborsare agli Enti 3 mila euro ciascuno.

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