Si è concluso a Catania il Congresso dell’Unione delle Camere Penali Italiane tenutosi presso il Teatro Massimo Bellini da venerdì 26 a ieri, domenica 28 ottobre.
In rappresentanza della Camera penale di Tivoli, il Presidente Fabio Frattini, i delegati Tommaso Giustiniano e Fabio D’Offizi insieme a numerosi altri colleghi del Foro tiburtino.
Tre intense giornate che hanno rappresentato un momento di confronto sul futuro della giustizia.
Al centro del dibattito, il tema cruciale della separazione delle carriere sul quale l’Avvocatura penalista, scesa nelle strade e nelle piazze già nel 2017 a raccogliere oltre 72.000 firme per presentare in Parlamento un disegno di legge di iniziativa popolare, ribadisce con forza la necessità di una riforma costituzionale che garantisca piena terzietà del giudice e parità effettiva delle parti nel processo penale.
Presidente Frattini, si è appena concluso il XX Congresso Ordinario dell’Unione delle Camere Penali Italiane a Catania. Quali sono i temi affrontati dall’Avvocatura penalista in questo importante momento?
“Prima di ogni cosa, voglio soffermarmi sulla riconferma per acclamazione del Presidente, Francesco Petrelli, a cui tutti i Penalisti italiani – compresi gli iscritti alla Camera Penale di Tivoli – hanno tributato ancora una volta grande stima e affetto, con un lungo e sentito applauso.
Per quanto riguarda i temi congressuali, non c’è dubbio che la questione di maggiore risalto è stata quella della prossima riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario e della separazione delle carriere tra magistratura requirente (i PM per intenderci) e magistratura giudicante (i giudici “veri e propri”)”.
Dunque, anche l’avvocatura sta seguendo i passi dell’agenda politica di questo Governo?
“Mi permetta di dire, con una battuta, che forse è esattamente il contrario: finalmente l’agenda politica di Governo incontra e recepisce una dei temi più sentiti per l’avvocatura penalista associata.
Vede, nel Congresso di Catania, ancora una volta, l’Unione ha inteso proseguire su una strada di confronto e dialogo con tutte le parti, proprio per chiarire che quella dei penalisti non è una posizione di contrapposizione alla magistratura, che non è certamente il “nemico”.
Quello che vogliamo ribadire è che la riforma dell’ordinamento giudiziario con la separazione delle carriere tra Giudice e Pubblico Ministero è il passo necessario per portare a compimento quel giusto processo, nelle forme del processo accusatorio, nato non certo ieri, ma dagli anni novanta del secolo passato…”.
Eppure, sulla separazione delle carriere c’è un serrato dibattito e sono molti a pensare che sia una riforma diretta ad indebolire la magistratura.
“Guardi, questa è l’immagine evocata di chi va avanti a colpi di slogan, non solo nella politica. Come le ho accennato, il Congresso UCPI di Catania è stato un terreno di vivo confronto.
È intervenuto il Presidente dell’ANM, dottor Cesare Parodi, che ha ribadito la netta contrarietà della magistratura associata (quella sì, chiusa al dialogo) ma abbiamo registrato anche interventi di magistrati quali il dottor Andrea Mirenda, componente del CSM, e del dottor Valerio Di Gioia, Consigliere della prima sezione penale della Corte di Appello di Roma, i quali hanno dato voce a quella parte della magistratura che non intende fermarsi agli slogan e che ha piena consapevolezza che la riforma dell’ordinamento giudiziario con la separazione delle carriere è oggi necessaria, anche a tutela degli stessi magistrati”.
Cosa vi aspetta, allora, nel prossimo futuro?
“Come ricorderà, già nel 2017 gli avvocati penalisti hanno dato vita ad una straordinaria campagna di raccolta firme per la proposta di legge costituzionale per la separazione delle carriere.
La Camera Penale di Tivoli fu una delle più attive e gli avvocati tiburtini scesero nelle piazze per incontrare i cittadini, oltre che le istituzioni locali, per spiegare il senso di quella riforma, in modo chiaro e comprensibile”.
E siete riusciti a farvi capire dai cittadini?
“Quando i cittadini comprendevano le ragioni per le quali gli chiedevamo di sostenere la nostra campagna non esitavano a sostenere la nostra iniziativa e a sottoscrivere la proposta legislativa.
Quello che tengo in particolar modo precisare è il fatto che si trattava di cittadini di ogni schieramento politico, nessuno escluso, i quali spesso si stupivano del fatto che in Italia, a differenza di tutti i paesi democratici del mondo (Inghilterra, Germania, Canada, Stati Uniti, Australia, Giappone solo per citarne alcuni) che hanno un processo penale di tipo accusatorio (che si differenzia dal processo di tipo inquisitorio in quanto la prova si dovrebbe formare davanti a un giudice terzo nel contraddittorio tra il PM e il difensore dell’imputato) le carriere tra Giudici e PM non fossero separate come diversamente avviene in Turchia, in Bulgaria e in Romania”.
In base a quali elementi i cittadini italiani dovrebbero decidere di votare per il SI al referendum?
“I cittadini italiani, di qualsiasi partito politico, per poter decidere come votare al prossimo referendum, dovrebbero prima domandarsi con quale sistema processuale preferirebbero essere giudicati: con il sistema anglosassone che prevede un giudice terzo e chiaramente separato dal pubblico ministero o con il sistema turco nel quale giudici e pubblici ministeri sono colleghi?”.
In cosa consisterà la campagna referendaria della Camera Penale di Tivoli?
“Torneremo nelle strade, nelle piazze e nei luoghi della cosiddetta società civile per affrontare il prossimo (prevedibile se non addirittura scontato) passaggio referendario.
Il Ministro Nordio, pure intervenuto da remoto al Congresso, ha anticipato che il passaggio parlamentare della legge costituzionale ci sarà nel mese di novembre e gli attuali schieramenti parlamentari lasciano presagire la necessità del referendum.
L’approvazione di una legge costituzionale, infatti, richiede un’approvazione a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera: in caso di maggioranza assoluta, invece, ci sarà un referendum confermativo, senza quorum, che affida ai Cittadini il compito di decidere.
Per questo, nel prossimo futuro, torneremo ancora una volta tra la gente e ci metteremo a disposizione per offrire il nostro bagaglio di esperienza e conoscenza.
Saremo aperti a qualunque confronto con tutti, a prescindere dalle idee politiche e dagli schieramenti che verranno: come le ho detto, la nostra visione non è quella di una magistratura imbrigliata, ma di un processo penale libero da qualsiasi contaminazione, più giusto per tutti.
Sarà una campagna per sostenere i valori del giusto processo anche attraverso un nuovo ordinamento della magistratura, in linea con il processo penale accusatorio nato quasi quaranta anni orsono, che già aveva previsto che il Giudice ed il Pubblico Ministero fossero separati”.
Ma sarà una campagna referendaria contro i magistrati?
“Nella maniera più assoluta.
Anzi sarà esattamente l’opposto.
Sarà una campagna per ridare centralità alle decisioni dei giudici.
Da troppo tempo ormai ciò che conta per l’opinione pubblica non è la sentenza definitiva (di assoluzione…) ma l’esistenza di un procedimento penale.
Quante persone hanno visto le proprie vite rovinate perché colpite da un procedimento penale e poi dopo un (spesso) lunghissimo processo sono state assolte?
Con questa riforma le decisioni del Giudice (e non del PM) torneranno ad avere il rilievo e la fondamentale importanza che meritano.
Ciò che tengo a precisare è che non solo non sarà una campagna contro la magistratura ma non sarà neppure una campagna contro l’uno o l’altro schieramento politico.
Sarà una campagna per rendere l’Italia un paese migliore e anche per (cercare di) evitare che, nel prossimo futuro, si possano commettere errori giudiziari a causa dei quali un innocente (e purtroppo le statistiche ci dicono che la libertà è ingiustamente persa da circa 1.000 persone ogni anno) possa perdere la libertà.
E con numeri così incredibilmente alti c’è il rischio che ciascuno, nessuno escluso, possa essere il malcapitato”.