Guidonia – I palazzi tremano, crepano e sprofondano. Dai tombini esce un gas velenoso

di Guidonia Eligio Rubeis, ha comunicato nelle scorse settimane, ai rispettivi proprietari degli immobili,  l’esito dei nuovi rilievi effettuati dai vigili del fuoco.
Si tratta di altre 190 case, con lesioni più o meno gravi, che si aggiungono alle 350 già rilevate nel 2005 dalla protezione civile e dal Ceri (Centro prevenzione rischi della Regione).
Nuove lesioni, nuove famiglie a rischio, ancora subsidenza, dopo che  il 16 luglio del 2010 con un decreto il Presidente del consiglio dei ministri ha dichiarato cessato lo Stato si emergenza nella nostra Piana dei Travertini.
I nuovi sopralluoghi richiesti dal Comune di Guidonia alla Regione su sollecitazione dei cittadini residenti, hanno dato esiti piuttosto allarmanti: circa il 23% dei 190 immobili testati, rilevano danni da molto gravi a gravi. Per questo il sindaco Rubeis si appresta a richiedere al governo, sulla base della nuova documentazione, di riaprire lo Stato di Emergenza con l’immediata erogazione dei fondi necessari alla messa in sicurezza delle case.
Nuovo esborso di denaro pubblico dunque, dopo lo stanziamento da parte della regione di almeno 30 milioni di euro per la messa in sicurezza degli immobili di via Cesare Augusto a Tivoli.
Ancora denaro pubblico senza che vi sia la certezza di aver risolto il problema subsidenza.
La proposta di soluzione studiata dal Ceri che a giudizio del direttore prof. Alberto Prestininzi, sarebbe stata efficace a sanare la situazione idrogeologia determinata dalla emunzione dell’acqua della falda, e quindi ad arrestare il fenomeno della subsidenza, si è bloccata.
“Il nostro studio prevedeva tre momenti di intervento, afferma Alberto Prestininzi. La messa in sicurezza delle case lesionate che è stato realizzato, un momento transitorio in cui con un sistema di pozzi si sarebbe immessa l’acqua emunata dalle cave in falda e precisamente nei laghi Regina e Colonnelle, realizzato solo in parte e una terza fase di identificazione delle aree di protezione igienico sanitaria dell’acqua termale con precisi limiti di pompaggio e la chiusura e ripristino di sei o sette cave nella zona di via Trento, in un tempo stabilito. Ma non si sono messi daccordosul tempo di attività transitoria delle cave da dismettere e tutto si è fermato. Eppure sotto il traverino scorre tanta acqua da farci le grandi terme”.
Tutto è fermo, ma non nel nostro territorio: la terra ha continuato a sprofondare, le case a lesionarsi, le terme sono costrette ad emungere le acque albule per rendere possibile la balneazione, le cave non hanno una regolamentazione precisa.
Non solo, è di questi giorni la notizia di un nuovo evento che potrebbe rivelarsi catastrofico, anzi altamente nocivo per la salute umana: la fuoriuscita di gas tossici da un tombino di via Lamarmora vicino la scuola di Villanova di Guidonia.
Si tratta degli stessi gas presenti nelle acque albule che nel passato hanno fatto contare parecchi morti, in particolare fra gli imprudenti che andavano a farsi il bagno nel vecchio canale di adduzione delle acque vicino i laghi Regina e Colonnelle, canale oggi completamente secco. Insomma le acque solfuree emunte deviano il loro percorso naturale e possono finire ovunque trasportando i loro gas nocivi.  Dalla relazione del tecnico della Regione Francesco Nolasco nell’agosto del 2005, dove si parlava di possibili eventi catastrofici connessi al dissesto idrogeologico della piana di Tivoli,  sono passai sette anni e nulla è stato fatto, anzi tutto è peggiorato.
Ci chiediamo cosa accadrebbe se un qualsiasi evento sismico coinvolgesse Tivoli Terme e Villalba: case che crollano uccidendo intere famiglie, strade che si aprono e dai tombini gas velenosi. E non è uno scenario di fantascenza.

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