Nato nella “superba” città d’arte, romano per lavoro, piemontese per passione. Il neo eletto sindaco di Tivoli si racconta in una lunga intervista a Tiburno.
“Una telefonata di Boratto mi ha cambiato la vita”. Giuseppe Proietti, fresco sindaco di Tivoli, aveva in mente altri progetti per il suo futuro. Passare i prossimi anni tra viaggi ed esperienze in giro per il mondo, probabilmente, continuando a vivere quei privilegi che gli erano stati concessi durante una carriera da massimo esperto di Beni culturali e archeologici. Anni, anzi decenni, in cui ammette “di aver lavorato in luoghi che la gente spesso può solo sognare di visitare, magari in vacanza. Non avrei potuto desiderare di più dalla vita”. Un privilegio che poteva continuare se non fosse stata per quella telefonata che lo ha fatto sentire, si può immaginare, in imbarazzo. Eh sì perché l’idea di vedere Proietti sindaco di Tivoli è venuta in mente ad Alcibiade Boratto, che entusiasta di questa visione ha chiamato al telefono il Professore proponendogli un progetto tutto da costruire. Proietti è stato convinto quando il discorso è finito sul senso di responsabilità nei confronti delle nuovi generazioni: “Io ho avuto tanto dalla vita, mi sento un privilegiato, e davanti ai tanti giovani che invece da questa Italia non hanno nemmeno la speranza mi sono sentito di non poter rifiutare. Ho sentito un debito morale nei loro confronti. E ho fatto la mia scelta”.
Proietti, quarant’anni lontano da Tivoli, per svolgere un lavoro che lo ha portato in giro nel mondo. Ma la sua casa principale è sempre stata a Tivoli, dove ha vissuto con sua madre fino a due anni fa, quando è venuta a mancare. Una bell’appartamento in zona Villa Braschi, dal quale si può vedere tutta Roma e i castelli. Quella dei Parioli è sempre stato un domicilio di servizio. Tuttavia Proietti non è residente ne a Roma ne a Tivoli, ma in un paesino del Piemonte, a sedici chilometri dalla Svizzera, Oggebbio. Una bella mansarda di una villa dell’ottocento, vicino al lago maggiore, completamente recuperata. Mentre ai piani sottostanti, i proprietari arrivano da lontano: russi, cinesi, e di altri paesi, oltre che italiani.
L’intervista completa su Tiburno in edicola dal 17 giugno.