Una iniziativa fortemente voluta dal delegato del sindaco alle Pari opportunità Anna Maria Vallati, consigliere comunale di Forza Italia, “a dimostrazione – spiega – che la violenza contro le donne, il predominio di genere esercitato dagli uomini quasi prevalentemente nell’ambito familiare, per mano di pardi, fidanzati, mariti, compagni, è un fatto culturale che ha radici antiche in questo Paese. La storia di Beatrice Cenci è infatti emblematica anche se risale a sei secoli fa, questa donna venne imprigionata dopo avere subito qualunque tipo di violenza da parte di un padre padrone”.
L’assessore alla Cultura Andrea Di Palma ha promosso il progetto perché “sensibilizzare le nuove generazioni al rispetto dell’altro, educarle contro ogni forma di violenza, in primo luogo contro le aggressioni di genere è un dovere per una amministrazione pubblica nell’espletamento del ruolo didattico”.
Chi era Beatrice Cenci
Beatrice Cenci era la figlia del conte Francesco Cenci, uomo violento e dissoluto, condannato due volte per “colpe nefandissime”, fece subire alla figlia le angherie e le insidie peggiori fino all’età di 15 anni quando decise di segregarla, insieme alla matrigna Lucrezia, a Petrella Salto, in un piccolo castello del Cicolano, chiamato la Rocca, nel territorio del Regno di Napoli, di proprietà della famiglia Colonna.
Una storia risalente alla metà del sedicesimo secolo, portata in scena dalla compagnia teatrale Il Caravaggio, per la regìa di Davide Lepore su testi di Simone Martino e Giuseppe Cratella, musiche e orchestrazione di Simone Martino, “un’opera drammatica, tratta da una storia vera”.