Buzzi tra gli iscritti al circolo PD di Castelverde
La villa a Castelverde
L’ex presidente del consorzio Eriches-29 Giugno viveva con la propria famiglia in quello che i residenti chiamano “l’ex mulino”, una struttura tramutata in una villetta in una strada del quartiere. È da lì che Buzzi, come testimonia un’intercettazione telefonica con Giovanni Fiscon, ex direttore Ama coinvolto nell’inchiesta, si lamentava della differenziata: “Siamo passati alla raccolta porta a porta ma non passano mai, mai”. Come un qualsiasi residente.
Dipendenti ed assistiti: “Non sospettavamo nulla”Anche Angelo e Franco, due senzatetto assistiti dalla struttura, dicono la loro su Buzzi: “Lo vedevamo ogni tanto, ci salutava e si interessava a noi. Era una persona gentile e cordiale”. Le preoccupazioni sul futuro del centro, però, hanno la priorità: “I dipendenti ci aiutano con il cibo, ci danno un posto in cui dormire. Noi campiamo giorno per giorno, non sappiamo che fine faremo se dovesse chiudere”.
La vicina della villa
Nel frattempo intorno alla villa ora regna il silenzio: non si rilasciano dichiarazioni, non si esce di casa. Il citofono suona, ma nessuno risponde. Al loro posto intervengono i vicini, come una signora dai capelli rossi, residente nella palazzina di fronte, intenzionata a difendere a spada tratta la famiglia Buzzi: “Sì ho saputo dell’inchiesta, ma io gli voglio sempre bene. Sono delle persone bellissime”. E se si prova a chiederle il motivo, come risposta si ottiene: “Ho detto tutto”.
I residenti: tra shock e sospetti
“Veniva qui con quelle che immagino fossero sua figlia e la sua compagna, comprava un po’ di carne per la famiglia – racconta Salvatore, dipendente presso la macelleria della zona -. Sembrava una persona tranquilla, a modo, non traspariva nulla di ciò che è uscito fuori ora”. Salvatore Buzzi “si vedeva solo nel weekend, non ha mai partecipato alla vita del quartiere”, era un uomo discreto e riservato che non dava nell’occhio, tanto che in molti erano all’oscuro della sua presenza. Alla luce dei fatti, però, di tutto questa riservatezza se ne è capito il motivo. Eppure a qualcuno i sospetti erano venuti: “Non ho mai avuto modo di parlarci, ma ogni volta lo vedevo con una macchina diversa, tra cui un’Audi Q5. Certamente non un modello accessibile a tutti”, commenta il gestore di un bar su via Massa San Giuliano.
L’incertezza per il futuro
In questa vicenda che ha scosso un intero quartiere, alla fine, resta solo l’amaro in bocca di coloro che, nel bene o nel male, hanno avuto a che fare con Salvatore Buzzi. Un presidente difeso dai suoi dipendenti, nonostante le indagini abbiano messo in luce cosa girasse intorno al mondo dei centri di accoglienza. Un business più proficuo dello spaccio di droga, come lui stesso ha ammesso in un’intercettazione. Una beffa nei confronti di tutti quegli operatori che, con passione e dedizione, svolgevano il proprio lavoro. Dipendenti ai quali spettavano stipendi inferiori ai mille euro. Somme che, forse, ora non vedranno neanche più.