Aeroporto di Fiumicino in fiamme, la testimonianza di una tiburtina: “Abbandonati nel caos”

L’area commerciale del Termina 3 di Fiumicino ha bruciato per ore, nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 maggio, causando notevoli disagi a molti passeggeri, soprattutto in partenza, con l’autostrada chiusa al traffico e la linea dei treni riaperta solo stamattina. Si indaga ancora sulle cause che hanno provocato il rogo.

 

“Arrivati nella sala del ritiro bagagli ci siamo posizionati davanti al rullo che aveva iniziato già a scorrere –spiega Maria -. Ma si è bloccato e abbiamo iniziato a sentire questo forte odore di bruciato senza capire da dove provenisse. Ci siamo spaventati”. L’allerta del dipendente dell’aeroporto, e visto che la puzza del fumo si faceva forte e insopportabile “siamo subito scappati all’esterno e ci siamo rimasti per almeno più di due ora – continua Maria -, senza che nessuno ci avvertisse di quanto stava accadendo”.

Panico. Ma soprattutto incertezza di quanto stava capitando a Fiumicino, anche perché l’incendio probabilmente si era appena acceso. “Sono ancora sotto choc – continua Maria -, anche perché in quel momento si ipotizzava qualsiasi cosa”.

 

Non un piano di evacuazione o di emergenza. Nessun coordinamento tra gli addetti dello scalo. Questo è quello che denuncia Maria, tornata da Londra, città in cui vive sua figlia.

“Sono andata via dall’aeroporto intorno alle 2 di notte senza ancora sapere quello che stava accadendo – conclude -. Non si possono lasciare le persone allo sbaraglio in questo modo, in uno scalo internazionale come Fiumicino”.

 

Veronica Altimari

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