“Roma Caput Zombie”: Marco Roncaccia racconta la Capitale invasa dai morti viventi

L’autore
Roncaccia, classe ’69, è un operatore sociale eretino che dagli anni ’90 si occupa di progetti che riguardano minori a rischio, ex prostitute, disabili, senzatetto e tossicodipendenti: venticinque anni di storie di strada che si leggono tra le righe della sua ultima creazione narrativa di genere horror.

 

La trama
roma caput zombie 2Aldo, il protagonista, è un precario sotto sfratto appena mollato dalla compagna e impiegato in una cooperativa che da mesi non gli paga lo stipendio, costretto a scambiare la sua Ford Fiesta con un tossico in cambio di un alloggio in una palazzina popolare: viene morso da un piccione e si trasforma in uno zombie alle prese da un lato, più pragmatico, con l’esigenza di nutrirsi di carne umana per sopravvivere, dall’altro, più etico, con le difficoltà morali che questa scelta comporta, considerando soprattutto il suo lavoro e i suoi principi.

 

“Racconta la Roma del presente”

“Ho sempre pensato – dichiara l’autore – che un operatore sociale potesse scrivere solo genere horror, perché di orrore per strada ne vede tutti i giorni. La Roma che racconto – prosegue – è presente e non immaginaria (luoghi come Tiburtino III, Trionfale, Boccea etc. ndr) si respira il suo degrado urbano e umano in tutto il romanzo e l’ambientazione è contemporanea. Ho voluto scrivere un libro come mi sarebbe piaciuto leggerlo – conclude – non lunghissimo, diviso in capitoli brevi, con un ritmo serrato, che non si perdesse insomma in digressioni inutili che distraggono il lettore e, a mio parere, lo annoiano”.

 

Immigrati e precari: ecco chi sono gli zombie di oggi

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Chi sono gli zombie che Roncaccia descrive? Sandro Tucci, mediatore dell’incontro, ipotizza allora due figure possibili da accostare a queste creature della notte, in bilico tra lo spirito di sopravvivenza e il dilemma etico: gli immigrati, che arrivano in Italia e devono, appunto sopravvivere, e i precari. “Credo che i primi – risponde l’autore – siano zombiezzati dal sistema e, purtroppo, da alcune cooperative sociali, ne abbiamo avuti esempi lampanti durante la giunta Alemanno e anche precedentemente. La seconda piaga, il precariato, è forse il peggiore virus che abbia contagiato l’essere umano: sognavo di fare l’operatore sociale per sopravvivere aiutando glia altri. Come si può fare ciò in una società che mina la sopravvivenza stessa?”

 

Critica sociale attraverso l’horror.. con un pizzico di ironia

Un’opera dunque che si ispira agli zombie di Romero ne “La notte dei morti viventi” e alla narrativa di Walter Siti de “Il contagio”, che non vuole essere palcoscenico del lugubre né una semplice parodia, bensì un libro, anche ironico, che fa critica sociale attraverso l’horror. E la copertina, disegnata ad hoc dall’illustratrice Laura Platamone, è la sinossi di tutta la storia: due piccioni che, all’ombra del Colosseo, simbolo indiscusso di Roma, mangiano un dito. “È l’unico libro – ironizza Roncaccia – ad avere l’indice in copertina”. Era presente la truccatrice Aza Ozba che ha realizzato make up horror ai partecipanti.

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Il prossimo incontro, domenica 15 novembre, ore 17:30
Mohamad Dibo sarà il terzo autore in concorso per Librinfestival, durante l’incontro presso la CasadellaPace Angelo Frammartino: giornalista, scrittore e poeta siriano, presenterà il suo romanzo “E se fossi morto?” (editore Il Sirente), una lunga testimonianza sulla Siria contemporanea. Sarà presente un interprete.

Rara Piol

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